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  • Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena
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  • Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena
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  • L'Istituto storico di Modena è stato fondato nel 1950 da alcune personalità di rilievo della Resistenza locale, tra le quali il sindaco Alfeo Corassori. L'Istituto dispone di un notevole patrimonio documentario, disponibile al pubblico, costituito da un archivio storico composto di oltre 120 fondi riguardanti la storia modenese del Novecento, che nel 1995 è stato dichiarato di "notevole interesse storico" dalla Soprintendenza archivistica dell'Emilia Romagna; da una biblioteca specializzata in storia contemporanea, inserita nel Sistema bibliotecario provinciale; da un corposo archivio fotografico, da un'emeroteca e una videoteca. Una parte importante della sua attività è rivolta alla didattica e all'aggiornamento degli insegnanti, nel quadro di una specifica convenzione del 1996 tra l'Istituto nazionale e il ministero della Pubblica istruzione. L'Istituto, infatti, partecipa alla Commissione provinciale per la storia contemporanea, istituita presso il Provveditorato agli studi. Collabora regolarmente con il Centro di documentazione educativa del Comune di Modena e con gli uffici scuola dei comuni modenesi, e con numerose scuole della provincia di Modena. La sua attività culturale si esplica nella promozione di ricerche storiche; nella realizzazione di mostre, cicli di film, dibattiti, seminari, convegni; nella pubblicazione di volumi di storia e della rivista storica "900", edita dall'editore Carocci; nella collaborazione al Sistema museale modenese, nella predisposizione di itinerari storici sul territorio, nella direzione scientifica del Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino. Per quanto riguarda l'archivio, dal 1959 si è avviata un'attività di ricerca delle fonti documentarie utili allo studio dell'antifascismo e del movimento clandestino nel Modenese, rivolgendosi in massima parte - e con alterni risultati - alle associazioni partigiane, alle organizzazioni politiche ed ai privati. Le carte del Cln del dopoguerra erano già state versate all'Archivio di Stato, mentre quelle del periodo clandestino andarono disperse e solo saltuariamente vennero recuperate nelle carte di qualche esponente politico locale. Mentre le brigate Italia versarono la loro documentazione, le associazioni partigiane preferirono conservare i documenti in loro possesso. Delle organizzazioni politiche solo la segreteria del Pci modenese, che aveva conservato in buon ordine la documentazione delle formazioni partigiane, rispose, sia pure con un certo ritardo, all'appello dell'Istituto. Questa carenza iniziale è stata compensata da una discreta raccolta di fondi personali, spesso di minuta consistenza, che ha fornito la base documentaria per le prime indagini sul fascismo e sull'antifascismo modenese. Tra i fondi personali si segnalano quelli di Alfredo Bertesi (1876-1916; bb. 7), relativo alla sua attività di segretario del Psi di Modena e di senatore, Olindo Cremaschi (1932-1987; b. 1), Ermelindo Vaccari (1919-1981; b. 1), Gabriella Rossi (1950-1990; bb. 6). Una stagione di nuove acquisizioni si è aperta con successo a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando l'Istituto ha orientato il proprio interesse al secondo dopoguerra, con particolare attenzione ai movimenti politici, alle organizzazioni dei lavoratori, alle associazioni partigiane. Le acquisizioni più significative si riferiscono al fondo Enzo Gatti (1945-1954; bb. 7), che comprende gli atti dei processi seguiti nel dopoguerra dall'avvocato Gatti come difensore di ex partigiani e di contadini, al fondo Anppia di Modena (1960-1982; bb. 8), e al fondo Cgil (1906-1984; bb. 1063), comprendenti il complesso delle carte gestionali, economiche e politiche del sindacato e delle camere del lavoro della provincia. Sul fronte della documentazione relativa ai partiti, l'archivio conserva il fondo Bruno Messerotti (1924-1985; bb. 5), composta da manifesti e volantini relativi a diverse correnti politiche, alla cooperazione e ai sindacati; il fondo PdA di Modena (1943-1947; bb. 5), il fondo Psi di Carpi (1945-1993; bb. 29), il fondo Raniero Miglioli (1943-fine anni Settanta; bb. 2), formato da carte, personali e non, riguardanti la Resistenza, i sindacati e il Partito socialista; la ricca raccolta del Pci Federazione di Modena (1944-1972; bb. 1421, 70 pacchi, 3.000 fotografie, 200 videocassette); il fondo Claudio Silingardi, con documentazione sul movimento anarchico per il periodo 1920-1950. L'Istituto ha costituito inoltre un archivio fotografico molto consistente: circa 20.000 foto e diapositive.
è conservatore di
ha tipologia
acronimo
  • IsrscMo
codice ISIL
  • IT-MO0295
indirizzo
  • Via Ciro Menotti, 137
altro accesso
scheda SAN
ha luogoConservatore
consultazione
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descrizione
  • L'Istituto storico di Modena è stato fondato nel 1950 da alcune personalità di rilievo della Resistenza locale, tra le quali il sindaco Alfeo Corassori. L'Istituto dispone di un notevole patrimonio documentario, disponibile al pubblico, costituito da un archivio storico composto di oltre 120 fondi riguardanti la storia modenese del Novecento, che nel 1995 è stato dichiarato di "notevole interesse storico" dalla Soprintendenza archivistica dell'Emilia Romagna; da una biblioteca specializzata in storia contemporanea, inserita nel Sistema bibliotecario provinciale; da un corposo archivio fotografico, da un'emeroteca e una videoteca. Una parte importante della sua attività è rivolta alla didattica e all'aggiornamento degli insegnanti, nel quadro di una specifica convenzione del 1996 tra l'Istituto nazionale e il ministero della Pubblica istruzione. L'Istituto, infatti, partecipa alla Commissione provinciale per la storia contemporanea, istituita presso il Provveditorato agli studi. Collabora regolarmente con il Centro di documentazione educativa del Comune di Modena e con gli uffici scuola dei comuni modenesi, e con numerose scuole della provincia di Modena. La sua attività culturale si esplica nella promozione di ricerche storiche; nella realizzazione di mostre, cicli di film, dibattiti, seminari, convegni; nella pubblicazione di volumi di storia e della rivista storica "900", edita dall'editore Carocci; nella collaborazione al Sistema museale modenese, nella predisposizione di itinerari storici sul territorio, nella direzione scientifica del Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino. Per quanto riguarda l'archivio, dal 1959 si è avviata un'attività di ricerca delle fonti documentarie utili allo studio dell'antifascismo e del movimento clandestino nel Modenese, rivolgendosi in massima parte - e con alterni risultati - alle associazioni partigiane, alle organizzazioni politiche ed ai privati. Le carte del Cln del dopoguerra erano già state versate all'Archivio di Stato, mentre quelle del periodo clandestino andarono disperse e solo saltuariamente vennero recuperate nelle carte di qualche esponente politico locale. Mentre le brigate Italia versarono la loro documentazione, le associazioni partigiane preferirono conservare i documenti in loro possesso. Delle organizzazioni politiche solo la segreteria del Pci modenese, che aveva conservato in buon ordine la documentazione delle formazioni partigiane, rispose, sia pure con un certo ritardo, all'appello dell'Istituto. Questa carenza iniziale è stata compensata da una discreta raccolta di fondi personali, spesso di minuta consistenza, che ha fornito la base documentaria per le prime indagini sul fascismo e sull'antifascismo modenese. Tra i fondi personali si segnalano quelli di Alfredo Bertesi (1876-1916; bb. 7), relativo alla sua attività di segretario del Psi di Modena e di senatore, Olindo Cremaschi (1932-1987; b. 1), Ermelindo Vaccari (1919-1981; b. 1), Gabriella Rossi (1950-1990; bb. 6). Una stagione di nuove acquisizioni si è aperta con successo a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando l'Istituto ha orientato il proprio interesse al secondo dopoguerra, con particolare attenzione ai movimenti politici, alle organizzazioni dei lavoratori, alle associazioni partigiane. Le acquisizioni più significative si riferiscono al fondo Enzo Gatti (1945-1954; bb. 7), che comprende gli atti dei processi seguiti nel dopoguerra dall'avvocato Gatti come difensore di ex partigiani e di contadini, al fondo Anppia di Modena (1960-1982; bb. 8), e al fondo Cgil (1906-1984; bb. 1063), comprendenti il complesso delle carte gestionali, economiche e politiche del sindacato e delle camere del lavoro della provincia. Sul fronte della documentazione relativa ai partiti, l'archivio conserva il fondo Bruno Messerotti (1924-1985; bb. 5), composta da manifesti e volantini relativi a diverse correnti politiche, alla cooperazione e ai sindacati; il fondo PdA di Modena (1943-1947; bb. 5), il fondo Psi di Carpi (1945-1993; bb. 29), il fondo Raniero Miglioli (1943-fine anni Settanta; bb. 2), formato da carte, personali e non, riguardanti la Resistenza, i sindacati e il Partito socialista; la ricca raccolta del Pci Federazione di Modena (1944-1972; bb. 1421, 70 pacchi, 3.000 fotografie, 200 videocassette); il fondo Claudio Silingardi, con documentazione sul movimento anarchico per il periodo 1920-1950. L'Istituto ha costituito inoltre un archivio fotografico molto consistente: circa 20.000 foto e diapositive.
forma autorizzata conservatore
  • Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena
orario
  • Orario Archivio: da lunedì a giovedì, ore 9-13; martedì e giovedì, ore 15-19; Orario Biblioteca: da lunedì a giovedì, ore 9-13; martedì e giovedì, ore 15-19;
servizi
  • Condizioni di accesso e fruizione Archivio: per la prima consultazione è necessario l'appuntamento con l'archivista; Condizioni di accesso e fruizione Biblioteca: prestito libero;
is ha conservatore of
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