rdf:type
| |
rdfs:label
| - Archivio di Stato di Napoli. Sezione dell'Abbazia di Montevergine
|
dc:title
| - Archivio di Stato di Napoli. Sezione dell'Abbazia di Montevergine
|
dc:description
| - Il santuario di Montevergine sorse agli inizi del sec. XII, allorché S. Guglielmo da Vercelli costruì sul monte Partenio una chiesa dedicata alla Madonna, destinata in breve tempo a divenire un centro di religiosità e di civiltà. La congregazione verginiana, che seguiva la regola di S. Benedetto, acquistò sempre più potere, diffondendosi in tutta l'Italia meridionale e l'abbazia, specie dal sec. XVII in poi, divenne, con il suo archivio e la sua biblioteca, un centro di particolare rilevanza, tanto che nel 1760 con atto capitolare fu stabilito che l'archivio - nel frattempo trasferito nel palazzo di Loreto in Mercogliano - fosse considerato archivio centrale della congregazione verginiana, nel quale dovevano confluire tutte le scritture riguardanti la congregazione. Una piccola parte del materiale documentario conservato è anteriore alla fondazione del monastero o in quanto si riferisce ai beni ereditati dal monastero, o in quanto proviene da altri enti o persone che al monastero affidarono la custodia dei loro atti. Numerose sono poi le copie di documenti più antichi. Tra l'altro pervennero all'abbazia anche carte di altri ordini religiosi soppressi nel 1807. Con le soppressioni del 1807 l'archivio passò allo Stato, ma fu riconosciuto meritevole di essere conservato in loco, dove rimase anche nel periodo della restaurazione. Quando, dopo la Restaurazione la legge organica del 1818 diede all'Archivio generale di Napoli il nome di Grande Archivio del Regno, ne dichiarò sezioni i tre archivi delle badie benedettine di Cava, Montevergine e Montecassino, rimasti nelle loro sedi. Nel 1862 l'allora sovrintendente agli Archivi napoletani, Francesco Trinchera, dispose che tutto il materiale documentario custodito a Montevergine fosse portato a Napoli, dove rimase fino al 1926, quando ne fu nuovamente deciso il trasferimento all'abbazia. Nel 1939 fu recuperata altra documentazione già conservata dall'ufficio del registro di Mercogliano e poi da quello di Avellino. Nonostante la distruzione di documenti avvenuta nel corso del tempo e le dispersioni causate da vicende storiche, l'archivio conserva un pregevole patrimonio documentario, sia pergamenaceo che cartaceo. Come giustamente faceva notare il Barone: "Non solamente interesse paleografico o diplomatico hanno le pergamene dell'archivio di Montevergine, ma altresì importanza storica regionale e, senza dubbio, sono di grande giovamento alla storia dei paesi della provincia di Avellino, dipendenti dall'abbazia verginiana". L'archivio è stato più volte oggetto, attraverso i secoli, di studi e di riordinamenti. Basterà qui ricordare l'inventario redatto nella seconda metà del sec. XV, con scopo strettamente economico e amministrativo. Nel sec. XVIII il verginiano Gaetano Giannuzzi fece il primo serio lavoro sulle carte di Montevergine, redigendo due grossi volumi di regesti, datati rispettivamente 1714 e 1716. Nel 1750 l'opera del Giannuzzi fu ritrascritta in quattro volumi dal padre Cario Cangiano che unì alla sezione membranacea quella cartacea, inserendo tra i più antichi documenti fascicoli di carta e talvolta stampati. I documenti furono rilegati in 140 volumi, corredati di indici e quadri sinottici. Rimasero fuori dall'ordinamento del 1750, oltre ad un fascio di documenti riguardanti Montevergine e la congregazione verginiana, altri 95 volumi e un numero imprecisato di documenti sciolti, nonché qualche manoscritto storico; l'Archivio diocesano dell'abbazia non fu ordinato in quella circostanza, ma pochi anni dopo. Recentemente si è data una nuova ristrutturazione all'archivio distinguendo, fra l'altro, nettamente le pergamene dai documenti cartacei. Delle prime sono stati poi editi, nella collana Pubblicazioni degli Archivi di Stato, i regesti in sette volumi, corredati da indici onomastici e toponomastici.
|
ha tipologia
| |
codice ISIL
| |
indirizzo
| - Via Domenico Antonio Vaccaro
|
altro accesso
| |
scheda SAN
| |
ha luogoConservatore
| |
ha sito web
| |
consultazione
| |
descrizione
| - Il santuario di Montevergine sorse agli inizi del sec. XII, allorché S. Guglielmo da Vercelli costruì sul monte Partenio una chiesa dedicata alla Madonna, destinata in breve tempo a divenire un centro di religiosità e di civiltà. La congregazione verginiana, che seguiva la regola di S. Benedetto, acquistò sempre più potere, diffondendosi in tutta l'Italia meridionale e l'abbazia, specie dal sec. XVII in poi, divenne, con il suo archivio e la sua biblioteca, un centro di particolare rilevanza, tanto che nel 1760 con atto capitolare fu stabilito che l'archivio - nel frattempo trasferito nel palazzo di Loreto in Mercogliano - fosse considerato archivio centrale della congregazione verginiana, nel quale dovevano confluire tutte le scritture riguardanti la congregazione. Una piccola parte del materiale documentario conservato è anteriore alla fondazione del monastero o in quanto si riferisce ai beni ereditati dal monastero, o in quanto proviene da altri enti o persone che al monastero affidarono la custodia dei loro atti. Numerose sono poi le copie di documenti più antichi. Tra l'altro pervennero all'abbazia anche carte di altri ordini religiosi soppressi nel 1807. Con le soppressioni del 1807 l'archivio passò allo Stato, ma fu riconosciuto meritevole di essere conservato in loco, dove rimase anche nel periodo della restaurazione. Quando, dopo la Restaurazione la legge organica del 1818 diede all'Archivio generale di Napoli il nome di Grande Archivio del Regno, ne dichiarò sezioni i tre archivi delle badie benedettine di Cava, Montevergine e Montecassino, rimasti nelle loro sedi. Nel 1862 l'allora sovrintendente agli Archivi napoletani, Francesco Trinchera, dispose che tutto il materiale documentario custodito a Montevergine fosse portato a Napoli, dove rimase fino al 1926, quando ne fu nuovamente deciso il trasferimento all'abbazia. Nel 1939 fu recuperata altra documentazione già conservata dall'ufficio del registro di Mercogliano e poi da quello di Avellino. Nonostante la distruzione di documenti avvenuta nel corso del tempo e le dispersioni causate da vicende storiche, l'archivio conserva un pregevole patrimonio documentario, sia pergamenaceo che cartaceo. Come giustamente faceva notare il Barone: "Non solamente interesse paleografico o diplomatico hanno le pergamene dell'archivio di Montevergine, ma altresì importanza storica regionale e, senza dubbio, sono di grande giovamento alla storia dei paesi della provincia di Avellino, dipendenti dall'abbazia verginiana". L'archivio è stato più volte oggetto, attraverso i secoli, di studi e di riordinamenti. Basterà qui ricordare l'inventario redatto nella seconda metà del sec. XV, con scopo strettamente economico e amministrativo. Nel sec. XVIII il verginiano Gaetano Giannuzzi fece il primo serio lavoro sulle carte di Montevergine, redigendo due grossi volumi di regesti, datati rispettivamente 1714 e 1716. Nel 1750 l'opera del Giannuzzi fu ritrascritta in quattro volumi dal padre Cario Cangiano che unì alla sezione membranacea quella cartacea, inserendo tra i più antichi documenti fascicoli di carta e talvolta stampati. I documenti furono rilegati in 140 volumi, corredati di indici e quadri sinottici. Rimasero fuori dall'ordinamento del 1750, oltre ad un fascio di documenti riguardanti Montevergine e la congregazione verginiana, altri 95 volumi e un numero imprecisato di documenti sciolti, nonché qualche manoscritto storico; l'Archivio diocesano dell'abbazia non fu ordinato in quella circostanza, ma pochi anni dopo. Recentemente si è data una nuova ristrutturazione all'archivio distinguendo, fra l'altro, nettamente le pergamene dai documenti cartacei. Delle prime sono stati poi editi, nella collana Pubblicazioni degli Archivi di Stato, i regesti in sette volumi, corredati da indici onomastici e toponomastici.
|
forma autorizzata conservatore
| - Archivio di Stato di Napoli. Sezione dell'Abbazia di Montevergine
|
orario
| - Lun., mer., ven.: 8,15 - 13,30; mar., gio.: 8,15 - 17,15. Sabato chiuso
|