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| - Nel 972 il vescovo di Genova Teodolfo riedificò e ingrandì la chiesa, già antichissimo monastero femminile e la costituì in abbazia, affidandola ai monaci di S. Benedetto e facendola parrocchia di pochi abitanti fuori città. Arricchitasi per donazioni fatte da facoltosi personaggi, il suo dominio si estese fin sopra il territorio della diocesi di Albengasu alcuni monasteri (come S. Stefano, S. Maurizio di Villaregia, S. Maria di Pompeiana) sui quali l'abate di S. Stefano esercitava i diritti sovrani di un principe. Nei 1405 fu da Bonifacio IX convertita in commenda. Nel 1529 l'abate commendatario Giovanni Matteo Gilberto vi chiamò i monaci olivetani, che vi risiedettero fino al 1776, allorquando fu assegnata a sacerdoti secolari
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| - Nel 972 il vescovo di Genova Teodolfo riedificò e ingrandì la chiesa, già antichissimo monastero femminile e la costituì in abbazia, affidandola ai monaci di S. Benedetto e facendola parrocchia di pochi abitanti fuori città. Arricchitasi per donazioni fatte da facoltosi personaggi, il suo dominio si estese fin sopra il territorio della diocesi di Albengasu alcuni monasteri (come S. Stefano, S. Maurizio di Villaregia, S. Maria di Pompeiana) sui quali l'abate di S. Stefano esercitava i diritti sovrani di un principe. Nei 1405 fu da Bonifacio IX convertita in commenda. Nel 1529 l'abate commendatario Giovanni Matteo Gilberto vi chiamò i monaci olivetani, che vi risiedettero fino al 1776, allorquando fu assegnata a sacerdoti secolari
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