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  • Museo del Risorgimento di Imola
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  • Museo del Risorgimento di Imola
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  • Tra la fine dell'Ottocento e primi decenni del Novecento in numerose città grandi e piccole si andarono a costituire raccolte e collezioni con le quali ogni realtà locale intendeva illustrare il proprio contributo alla costruzione dello Stato unitario, anche quando esse non erano state teatro di fatti d'arme. Ogni comunità presentava i suoi patrioti e le battaglie da essi combattute; l'epopea risorgimentale si traduceva e si frammentava in molteplici municipalismi risorgimentali.<br />Nel 1904 nell'ambito dell'Esposizione regionale romagnola di Ravenna si presentò per il Comune di Imola l'occasione di mettere in mostra le testimonianze dei cittadini imolesi che avevano partecipato alle guerre d'indipendenza e si aprì la strada alla costituzione di un Museo del Risorgimento a Imola. All'interno dell'esposizione fu previsto l'allestimento di alcune mostre speciali fuori concorso e una di esse fu dedicata al "Risorgimento Italiano". Le province di Ravenna e di Forlì e i comuni dell'Imolese contribuirono alla sua realizzazione e per l'occasione la Biblioteca di Imola inviò oltre duecento tra documenti e opuscoli insieme a una decina di cimeli e oggetti a tema patriottico-risorgimentale (1).<br />La mostra romagnola ebbe un notevole successo e riscosse l'apprezzamento dei cittadini imolesi tanto che alcuni di essi decisero di donare o depositare presso la biblioteca libri, carte e cimeli attestanti episodi risorgimentali. È vero che la mostra si svolse in un momento senz'altro favorevole, in quanto a livello nazionale la questione risorgimentale era in primo piano e si stavano gettando le basi per l'organizzazione del primo Congresso di storia del Risorgimento che si svolse nel 1906 e per la nascita, l'anno seguente, della Società nazionale per la storia del Risorgimento (2).<br />Proprio nel 1906 fu offerto alla città di Imola un dono di grande prestigio: la donazione cospicua e significativa di Anton Domenico Gamberini composta da circa 6000 volumi, comprensiva di alcune centinaia di opuscoli e di una raccolta di periodici relativi all'epoca risorgimentale. A essa egli fece seguire nel 1909 anche il dono di oltre 1600 autografi di personaggi del Risorgimento e dello Stato unitario italiano. Era la pregevole collezione di un patriota che aveva raccolto le testimonianze dell'epoca di cui egli stesso era stato protagonista (3).<br />L'amministrazione locale espresse la propria riconoscenza verso il donatore e riconobbe l'importanza del dono offerto alla comunità imolese consacrandone la valenza storico-patriottica. Nell'adunanza del Consiglio comunale del 12 settembre 1906 venne deliberata la fondazione di una "Sala del Risorgimento" da intitolarsi al "benemerito donatore" Gamberini e "destinata ad accogliere tutti i libri, le stampe, i documenti e gli oggetti" riguardanti il periodo risorgimentale, che dall'epoca napoleonica percorreva le tappe dei moti d'indipendenza ottocenteschi (4). Veniva in questo modo anche riconosciuto e formalizzato il ruolo che di fatto la Biblioteca comunale aveva acquisito quale interlocutore locale per la conservazione delle memorie patriottiche della città.<br />A un anno dalla decisione dei consiglieri imolesi la "Sala del Risorgimento" era ancora solo sulla carta. Anzi le parole pronunciate da Alfredo Grilli, al II congresso della rivista "La Romagna" del settembre 1907, a proposito della donazione Gamberini, definita "rara invero e preziosa", suonavano come una denuncia di inadeguata conservazione e dipingevano comunque una sistemazione provvisoria dei volumi: <em>"Ma i libri, ahimè! giacciono ammonticchiati nelle sale, coperti d'un telo come merce avariata, e non è per ora possibile schedarli [...]" (5) </em><br />Lo stato di abbandono denunciato da Grilli durò breve tempo poichè il 10 novembre dello stesso anno Galli concluse la compilazione di un accurato elenco dei libri Gamberini (6). Pochi giorni dopo, il 19 novembre, la rivista "Il Santerno" pubblicò la notizia del generoso dono Gamberini e annunciava che la Sala del Risorgimento, prevista dalla delibera comunale del 1906, stava per attuarsi e si faceva portavoce per la Biblioteca comunale invitando a incrementare le raccolte con doni da parte dei cittadini. L'estensore del "caloroso appello" sottolineava che Imola doveva avere "cura delle sue memorie storiche e patriottiche" ed era perciò doveroso raccogliere i "ricordi nostri più sacri". Egli proseguiva affermando che ogni tipo di documentazione poteva contribuire ad arricchire le raccolte risorgimentali:<br /><em>"Ritratti, lettere, documenti, oggetti di vestiario, armi, manifesti, inscrizioni lapidarie, caricature, relazioni, cronache, satire, ecc. tutto quanto può riallacciarsi al ricordo di qualche patriotta o ad avvenimenti più o meno oscuri del Risorgimento, saranno acccettati volentieri in dono o in semplice deposito a custodia dalla Biblioteca. Interessa essenzialmente la collezione di estratti (a penna, in fotografia, o comunque incisi) di quanti parteciparono qui ai moti liberali dal 21 al 1870, e più indietro ancora fino al 1796" (7).</em><br />Successivamente i volumi Gamberini furono collocati in una sala e catalogati (8). Ma la semplice "Sala" non era più sufficiente per le carte e gli oggetti di patrioti via via acquisiti. Ben presto si iniziò a discorrere della creazione di un Museo, che secondo le previsioni di Galli espresse nel 1911, anno del 50° dell'Unità d'Italia, avrebbe dovuto occupare due sale (9). L'orientamento del direttore della Biblioteca comunale fu accolto dall'amministazione imolese, che affidò alla Cooperativa lavorazione del legno di Imola la realizzazione dell'arredamento del Museo. Alla fine del 1912 i mobili per le due "bellissime sale" erano pronti, ma esse non erano ancora disponibili (10). Intanto i numerosi volumi donati dal conte Gamberini furono destinati alle raccolte librarie della biblioteca allo scopo di dedicare il "Museo" principalmente a cimeli e documenti.<br />Ancora nel 1924 quello che veniva indicato come Museo del Risorgimento non era altro che una sola sala a fianco di altre sale aperte al pubblico con esposti reperti archeologici e opere d'arte e di sale a uso interno riservate ai depositi per gli archivi storici imolesi.<br />La sala con la raccolta risorgimentale era al primo piano dell'ex complesso francescano ed era ubicata alla fine di una lunga serie di ambienti. Infatti, per accedere al Museo del Risorgimento, esistevano tre accessi: da uno era necessario attraversare la biblioteca, dall'altro transitare lungo l'Archivio notarile, dall'ultimo percorrere il Museo Scarabelli; era comunque in ogni caso obbligato il passaggio nella Pinacoteca (11) e nell'Archivio comunale. Tale situazione si rileva dal progetto di "riordinamento dei locali della Pinacoteca e della Biblioteca", elaborato in quell'anno da Francesco Malaguzzi Valeri (12), soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna, in collaborazione con il bibliotecario Romeo Galli e con il professor Luigi Cerrato, ispettore agli scavi e ai monumenti. Il fine era quello di attribuire una disposizione più razionale alle raccolte librarie, archivistiche e museali. In particolare per queste ultime non si riteneva più opportuno "che l'occhio debba passare da un quadro, un ritratto ecc., ad un pezzo archeologico, ad una medaglia, ad una vetrina di oggetti del Risorgimento, perché ciò frastorna l'attenzione e cagiona un disgustoso accoppiamento di idee e di cose riprovato già per altre città e per altri musei" (13). Quindi si considerava "come idea fondamentale, la necessità di avere ad uno stesso piano, e logicamente concatenati, tutti i locali destinati alla visita del pubblico, nonché la possibilità di ulteriori svolgimenti dei diversi istituti qui riuniti: Museo, Pinacoteca, Museo del Risorgimento ...", per il quale si prevedeva l'ampliamento in due sale (14) .<br />Il progetto non fu realizzato, ma all'inizio degli anni Trenta si accese nuovamente l'attenzione verso le glorie risorgimentali e verso il Museo anche grazie alla determinazione nazional-patriottica di celebrare il cinquantesimo della morte del padre della patria, Giuseppe Garibaldi.<br />I reduci garibaldini furono in prima fila per ricordarlo e lo Stato fascista si apprestava a "santificarlo" come eroe della nazione. A Imola la commemorazione dell'eroe dei due mondi impegnò il Gruppo imolese volontari di guerra che organizzò, nel giugno 1932, la Mostra garibaldina. La Biblioteca e il Museo parteciparono attivamente affidando ai curatori della mostra lettere autografe, camicie rosse e moschetti appartenenti a garibaldini imolesi (15), che andarono ad affiancarsi a quelli prestati da privati cittadini. Furono proprio alcuni di questi ultimi che sull'onda dell'entusiasmo delle celebrazioni garibaldine donarono al Comune documenti e oggetti che testimoniavano la loro partecipazione alle campagne risorgimentali.<br />Negli anni Trenta il rinnovato interesse per la storia del Risorgimento fu determinante per il destino del Museo (16). Si decise infatti di valorizzarlo e di ampliarlo. Nel 1930 fu ripreso in considerazione il progetto del 1924 e negli anni immediatamente successivi fu rivisto e corretto. Nel 1932 si stabilì il trasferimento del Museo del Risorgimento dal locale sito al primo piano dell'ex convento di S. Francesco a cinque piccole sale al piano terreno (17). Sul finire del 1934 il Galli riferiva che il lavoro di sistemazione dei locali era stato nel corso dell'anno "intenso e febbrile", pur tuttavia non era stato concluso. Urgeva oramai ordinare la Raccolta d'arte e il Museo del Risorgimento, che si trovavano "in condizioni pericolose per la loro stessa conservazione" e la loro presentazione pubblica era attesa dagli studiosi e dalla cittadinanza, che ne reclamavano da tempo la "riapertura" (18).<br />Realizzati i lavori di restauro e le opere murarie, le sale furono adeguatamente arredate dalla ditta Gioacchino Meluzzi di Imola che nel 1936 si occupò del trasloco dal primo piano al pianterreno dei mobili realizzati nel 1912, preoccupandosi di adattarli alla nuova dislocazione, e della costruzione di bacheche nuove uguali a quelle già esistenti (19). <br />Era oramai da un trentennio che Galli, negli ultimi anni coadiuvato da Marina Marani (20), lavorava con dedizione e con determinazione per realizzare il Museo affrontando rallentamenti dettati dalla politica e ripensamenti sulle modalità di celebrare le vicende risorgimentali, accogliendo con rispetto e riconoscenza i doni di cittadini e famiglie, che avevano consegnato alla città i loro ricordi più cari per preservarne la memoria. Ma il Museo non era ancora pronto per essere presentato alla città e nel marzo 1937 Galli scrivendo ad Alfredo Grilli esprimeva la sua amarezza: "<em>sono qui da parecchi mesi alle prese con difficoltà che il mio buon volere soltanto non basta a vincere ed a rimuovere. Speravo di potere il 21 aprile prossimo inaugurare, con qualche solennità, queste istituzioni sistemate e riordinate, ma ormai dispero di riuscirvi, malgrado che abbia lavorato accanitamente facendo un po' di tutto, da direttore, da scrivano, da ripulitore, da manovale, se si è presentato il caso. Più che la grave situazione finanziaria del nostro Comune pesa sopra Imola un destino maledetto, che è quello di iniziare molti, forse troppi, lavori, per non finirne nessuno, e quando io speravo di essere al termine del mio, la mutata situazione e gli impacci messi avanti per ovvie ragioni di prudenza e di diffidenza di carattere, dirò così generale, mi ributtano in alto mare e devo forse aspettare il 28 ottobre prossimo, o il 21 aprile dell'anno venturo, per il desiderato collaudo di tanti anni di lavoro" (21).</em><br />L'inaugurazione del Museo avvenne infatti l'anno successivo, il 21 aprile del 1938, alla presenza del nuovo direttore della Biblioteca comunale, Stelio Bassi, poiché Galli era appena andato in pensione (22).<br />L'itinerario di mostra del Museo al momento dell'inaugurazione venne presentato alla città con dovizia di particolari e con partecipata soddisfazione da Marina Marani su "Il Diario" nell'aprile 1938 (23).<br />Ogni stanza era dedicata a un periodo storico e carte e cimeli furono disposti al fine di favorire una lettura cronologica. Il percorso espositivo si snodava attraverso cinque sale: la prima, dedicata al periodo napoleonico, era seguita da quella riservata ai moti del 1821, del 1831 e alla prima guerra d'indipendenza; nella terza sala era celebrata la seconda guerra d'indipendenza; la quarta riuniva le testimonianze legate alla battaglia di Mentana, alla presa di Roma e alle associazioni patriottiche imolesi e l'ultima racchiudeva le memorie delle guerre coloniali e della prima guerra mondiale.<br />I toni entusiastici dell'inaugurazione si smorzarono presto. Dopo soli pochi anni veniva segnalato un progressivo disinteresse verso il Museo che celebrava la patria e una scarsa conoscenza di esso, come lamentava nel 1942 Cita Mazzini, medico imolese con passioni letterarie, nelle pagine di Imola d'una volta dedicate al patriota Antonio Cornacchia:<br /><em>"Chi va a vedere il nostro Museo del Risorgimento (ma ... quanti imolesi sanno che esiste o hanno visitato con la cura e l'attenzione che merita questo testimonio vivo e pulsante di ciò che fecero i nostri padri per la redenzione della patria?) chi ha visto - dico - quel museo, avrà osservato, in una delle sue vetrine (&#x85;) medaglie e ricordi di Antonio Cornacchia" </em>(24).<br />Il percorso espositivo del Museo del 1938 era lo stesso che poteva osservare Cita Mazzini nel 1942, come probabilmente non si discostava di molto da quello che i cittadini imolesi hanno visitato nei decenni successivi.<br />Negli anni Cinquanta l'amministrazione imolese, nel regolamento degli istituti culturali del 1954, suggellò e convalidò la vocazione del Museo del Risorgimento dichiarando che era "destinato a raccogliere specialmente tutto quanto ricorda il patriottismo imolese e l'azione svolta dai nostri concittadini durante il periodo che corre dal 1796 al 1918". Si pronunciò anche in merito ai materiali documentari esposti prescrivendo che a "eccezione fatta per quelli che non ne abbiano danno, tutti gli oggetti del Museo saranno chiusi in apposite vetrine o bacheche, e tutti porteranno visibilmente le indicazioni atte a mettere in rilievo il valore intrinseco ed estrinseco. Per gli autografi basterà indicare il cognome, il nome, le date di nascita e di morte dell'autore, e la data precisa del documento" (25).<br />Nel 1959 i fari si riaccesero sulle vicende risorgimentali: le città emiliano-romagnole celebrarono il centenario del 1859, l'anno dell'unificazione delle Legazioni pontificie al Regno di Sardegna. A Imola sotto l'auspicio dell'amministrazione comunale si costituì un comitato per la celebrazione del primo centenario dell'Unità. Del comitato, composto da personalità del mondo amministrativo, politico e culturale imolese, era membro Fausto Mancini, direttore della Biblioteca comunale (26), che ricopriva la carica di segretario e partecipò all'organizzazione delle manifestazioni celebrative. Furono organizzate conferenze sulla storia del Risorgimento, tenute da Silvio Alvisi, Umberto Marcelli e Aldo Spallicci, e furono rievocati alcuni personaggi imolesi tra i quali Giuseppe Scarabelli primo sindaco di Imola. Fu pubblicata una monografia illustrata su fatti ed episodi che si svolsero a Imola nel 1859, fu allestita una mostra in una saletta del Centro cittadino e fu organizzata una festa rievocativa con musiche, canti patriottici e spettacolo pirotecnico al campo sportivo (27). La "mostra rievocativa degli avvenimenti del 1859 consistente in documenti, fotografie e bandiere dell'epoca accompagnate da brevi commenti" si svolse tra il 14 e il 28 giugno (28).<br />Negli anni Sessanta del Novecento furono eseguiti alcuni lavori di manutenzione: in particolare le ante delle vetrine in legno e vetro furono sostituite con vetri scorrevoli (29). Nel 1967 Fausto Mancini pubblicò una guida dedicata ai Musei civici di Imola che comprendeva anche il Museo del Risorgimento. La descrizione di esso non si distaccava nella sostanza da quella della Marani di quasi trent'anni prima, ma risultava più descrittiva e dettagliata nell'illustrazione di alcuni documenti, dei quali era sottolineata ed evidenziata l'importanza storica e il valore del contenuto, ed era arricchita da una piantina del percorso espositivo (30).<br />L'impostazione data al Museo del Risorgimento nel 1938 pare quindi che non abbia subito nel corso degli anni trasformazioni di rilievo e alla fine del Novecento essa si presentava con un aspetto analogo a quello descritto da Marani nel 1938 e da Mancini nel 1967 (31).<br />Gli arredi, l'esposizione e forse in alcuni casi anche l'organizzazione interna di vetrine e bacheche risultavano sostanzialmente inalterati. La disposizione di documenti e oggetti all'interno delle vetrine, di quadri e busti alle pareti e di armi negli espositori era rimasta pressoché invariata. Lo sguardo si incrociava con lettere e memorie manoscritte, bandi e avvisi, fotografie e dipinti, fucili e sciabole, medaglie e monete, divise e giubbe garibaldine.<br />Il percorso espositivo a quasi un sessantennio dalla sua inaugurazione manifestava le carenze e i limiti di un impianto museale ormai di non più facile lettura. L'allestimento museografico era pressoché privo di un supporto esplicativo e didattico; gli episodi narrati attraverso i fitti raggruppamenti di documenti, di manifesti e di cimeli evocavano vicende significative dal periodo napoleonico sino alla Grande guerra senza evidenziarne collegamenti e rapporti (32). Infatti, oltre alle poche didascalie, mancavano del tutto pannelli illustrativi con inquadramenti storici, utili per contestualizzare i pezzi esposti nella storia imolese, ma anche in quella nazionale. Nel Museo erano in mostra materiali aventi tipologie e provenienze differenti: accanto al materiale cartaceo, che era quello predominante e costituito per lo più da documenti d'archivio, ma anche da stampe, litografie, fotografie, vi erano oggetti e cimeli come armi e uniformi, bandiere e medaglie; insieme poi alle carte e agli oggetti donati per il Museo del Risorgimento, erano esposti documenti dell'archivio storico comunale e manoscritti provenienti dai fondi della biblioteca.<br />Per conoscere in modo approfondito la composizione della documentazione raccolta nel Museo, nel 1993 è stato avviato lo studio sistematico della documentazione cartacea esposta e conservata in esso. Dall'analisi è emersa la diversa provenienza della documentazione: alcune pubblicazioni erano state scollocate dalle collezioni librarie della biblioteca; lettere e manifesti erano stati estratti dagli archivi storici del Comune di Imola; documenti e manoscritti erano stati donati da privati e da associazioni. Per questi ultimi sono state indagate e rintracciate le modalità di acquisizione da parte della Biblioteca. <br />Contestualmente allo studio della documentazione è stato avviato il progetto di recupero del Museo del Risorgimento. Infatti il materiale cartaceo versava in condizioni di grave deterioramento, causato dalla polvere, dai microrganismi, la cui formazione era favorita dall'elevata umidità dei locali e dagli sbalzi termici stagionali 833), dall'esposizione alla luce, che aveva provocato in genere sulle carte un effetto di scurimento. Inoltre alcune carte esposte presentavano piegature e lacerazioni, provocate spesso da modalità errate di allestimento.<br />Nel gennaio del 2001, il materiale esposto nel Museo, allo scopo di preservarlo per via delle condizioni climatiche delle sale non più adeguate, è stato trasferito in ambienti idonei alla conservazione, nei depositi della Biblioteca comunale, dell'Archivio storico comunale e dei Musei civici di Imola (34).<br /><br />(1) Cfr. <em>Esposizione regionale romagnola. Maggio-giugno 1904 in Ravenna. Regolamento generale e programmi, </em>Ravenna, Premiata Tipo-Litografia Ravegnana, 1903, p. 69. Nel catalogo ufficiale sono indicati alcuni documenti prestati dal Comune di Imola (cfr. <em>Esposizione regionale romagnola (maggio-giugno 1904) di Ravenna. Catalogo ufficiale, </em>Milano, Rivista delle esposizioni ed attualità, 1904, pp. 178 e 192, in Bim, Archivio Luigi Paolini, b. 18). Si veda anche Massimo Baioni, <em>La Romagna in mostra: l'Esposizione regionale romagnola di Ravenna nel 1904,</em> in "Memoria e ricerca", 3 (1995), n. 6, pp. 99-113.<br />(2) Cfr. Massimo Baioni, <em>La "religione della patria", </em>cit., pp. 79-90.<br />(3) Anton Domenico Gamberini (Imola, 1831-Firenze, 1910), nato Carlo Zampieri, nel 1841, assunse il nome e il cognome del prozio cardinale, Anton Domenico Gamberini (Imola, 1760-Roma, 1841), per sua volontà testamentaria. Fu presidente della Società operaia di mutuo soccorso, istituita a Imola nel 1856, fece parte della Società nazionale e nel 1859 fu membro della Giunta provvisoria del Comune di Imola.<br />(4) Per il dono di Anton Domenico Gamberini cfr. Biblioteca comunale di Imola (Bim), <em>Archivio della Biblioteca comunale di Imola (ABCI), Corrispondenza, </em>1906, n. 7, minuta della lettera numerata 101 del bibliotecario Romeo Galli al sindaco di Imola relativa al dono del conte Anton Domenico Gamberini (s.d.); Bim, <em>Archivio storico del Comune di Imola</em> (<em>ASCI), Atti consigliari, </em>1906; Angelo Negri, <em>Il Museo del Risorgimento,</em> in "Il Diario", 9 (1908), n. 48.<br />(5) Cfr. Alfredo Grilli, <em>Per la storia del Risorgimento in Romagna, </em>in "La Romagna", s. II, 4 (1907), n. 12, p. 588. Alfredo Grilli (Imola, 1878-Livorno, 1961), letterato, critico e filologo, dedicò i suoi studi anche alla storia risorgimentale e a Giuseppe Mazzini.<br />(6) Cfr. Bim, <em>ABCI, </em>"Elenco delle opere donate dal conte Anton Domenico Gamberini", sottoscritto da Romeo Galli in data 10 novembre 1907, n. 173. <br />(7) L'articolo <em>I ricordi del Risorgimento di Imola </em>si legge sul settimanale "Il Santerno" del 19 novembre 1907 (2 (1907), n. 7).<br />(8) Era stato compilato anche l'inventario topografico della sala dove i libri occupavano otto scaffali segnati da "A" ad "H", composti ciascuno da nove palchetti. La stesura dell'inventario risulta interrotta prima della descrizione degli opuscoli come si evince dall'ultima annotazione ("Cartone 1") (cfr. Bim, ABCI, n. 215).<br />(9) Cfr. minuta della lettera di Romeo Galli al sindaco del Comune di Imola in data 25 aprile 1911, in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1911, n. 8. Sui musei risorgimentali emiliano-romagnoli sino al 1911 cfr. Otello Sangiorgi, <em>"Non una raccolta storica, come tutti gli altri musei&#x85;". I musei del Risorgimento in Emilia-Romagna 1884-1911</em>, in "&#x85; E finalmente potremo dirci italiani". Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, Bologna, Editrice compositori, 2011, pp. 275-291. <br />(10) Cfr. relazione dell'ingegnere comunale del 10 dicembre 1912 in Bim, <em>ASCI, Archivio comunale bruciato dal 1901 al 1935, </em>b. 11, fasc. "Arredamento sale destinate a Museo del Risorgimento italiano".<br />(11) Sulla Pinacoteca di Imola e sull'intervento operato da Malaguzzi Valeri cfr. Claudia Pedrini, <em>La Pinacoteca e i Musei civici. Notizie storiche</em>, in <em>La Pinacoteca di Imola,</em> a cura di Claudia Pedrini, Bologna, Edizioni Analisi, [1988], pp. 10-28.<br />(12) Su Francesco Malaguzzi Valeri (Reggio Emilia, 1867-1928) si veda Sandra Sicoli, in <em>Dizionario biografico degli italiani,</em> vol. 67, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2006, pp. 731-733.<br />(13) Cfr. Bim, <em>ABCI,</em> "Commissione consultiva della Biblioteca comunale. Libro verbali", 1923-1930, seduta del 2 febbraio 1924, n. 111.<br />(14) Cfr. relazione di Romeo Galli al sindaco del Comune di Imola in data 15 marzo 1924, prot. n. 2109, e le due piante allegate, che illustrano rispettivamente la disposizione dei locali degli istituti culturali imolesi nel 1924 e il progetto con la proposta di nuova destinazione degli ambienti dello stesso anno (Bim, <em>ASCI, Ufficio Tecnico, </em>b. n. 144, fasc. n. 4).<br />(15) Cfr. Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1932, n. 15, copia della lettera del podestà a Umberto Foschi, presidente del Gruppo volontari di guerra, trasmessa al bibliotecario (30 maggio 1932) ed elenco dei cimeli consegnati dalla Biblioteca comunale in data 31 maggio 1932. Cfr., anche, Bim, MRI, Miscellanea sul Risorgimento, "Garibaldi 1882-1932", n. 35.1.<br />(16) Sulla riorganizzazione degli istituti storici negli anni Trenta cfr. Massimo Baioni, <em>Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia fascista, </em>Torino, Carocci, 2006, pp. 93-137.<br />(17) Cfr. Bim, <em>ABCI,</em> "Commissione consultiva della Biblioteca comunale. Libro verbali", 1930-1940, seduta del 12 febbraio 1932, n. 112.<br />(18) Cfr. ibidem, seduta del 22 novembre 1934, e, anche, Romeo Galli, <em>Notizie sul Museo del Risorgimento d'Imola, </em>in "Rassegna storica del Risorgimento", 20 (1933), n. 1, pp. 166-167.<br />(19) Sulla ristrutturazione dei locali che dovevano ospitare il Museo del Risorgimento e sugli arredi necessari per il suo allestimento si veda Bim, <em>ASCI, Ufficio Tecnico, </em>b. n. 145, fasc. n. 4, prot. nn. 736 e 768 del 1936 e <em>ib., Carteggio amministrativo, </em>1936, D 18, fasc. 6.<br />(20) Marina Marani, dipendente della biblioteca dagli anni Trenta del Novecento, fu direttrice reggente della Biblioteca comunale di Imola dal 1952 al 1953 (cfr. "Verbale di consegna della biblioteca&#x85;" del 28 ottobre 1953 in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1953, n. 35, pos. 1).<br />(21) Cfr. lettera di Romeo Galli ad Alfredo Grilli in data Imola, 30 marzo 1937 in Bim, <em>Archivio Alfredo Grilli,</em> b. 12.<br />(22) Il Museo fu inaugurato in occasione delle cerimonie organizzate per celebrare il natale di Roma e la festa del lavoro che cadevano il 21 aprile come si legge nell'articolo firmato dal cav. Gardenghi pubblicato su "Il Diario", 39 (1938), n. 17 (23 aprile 1938). Si vedano anche i manifesti pubblicati in data 20 aprile dall'amministrazione comunale e dal fascio di combattimento imolesi in Bim, <em>ASCI, Stampe rilegate, </em>1938. L'inaugurazione fu presenziata dal nuovo direttore della biblioteca Stelio Bassi, perchè Romeo Galli, compiuti i 65 anni, era stato messo in quiescenza (cfr. verbale di consegna della Biblioteca comunale di Imola e istituti annessi da Galli a Bassi del 2 maggio 1938 in Bim, <em>ASCI, Carteggio amministrativo, </em>1938, b. D73, fasc. 1).<br />(23) Cfr. Marina Marani, <em>Il Museo del Risorgimento a Imola, </em>in "Il Diario", 39 (1938), nn. 17-18.<br />(24) Cfr. Giuseppe (Cita) Mazzini, <em>Imola d'una volta, </em>Milano-Roma, Editore Mario Gastaldi, 1942, p. 147.<br />(25) Cfr. <em>Regolamento per la biblioteca, l'archivio storico, il museo del Risorgimento e le raccolte archeologiche, scientifiche ed artistiche del Comune d'Imola, </em>Imola, Galeati, 1954, pp. 44-45, articoli 130 e 135.<br />(26) Fausto Mancini fu direttore della Biblioteca comunale di Imola dal 1953 al 1977 (cfr. "Verbale di consegna della biblioteca&#x85;" del 28 ottobre 1953 in Bim,<em> ABCI, Corrispondenza, </em>1953, n. 35, pos. 1 e delibera del Consiglio comunale di Imola n. 380 del 30 novembre 1977).<br />(27) Cfr. <em>Celebrazioni del I centenario dell'Unità d'Italia </em>in Bim, <em>ABCI,</em> n. 456, dove sono anche conservati i testi delle conferenze pronunciate da: Silvio Alvisi (Imola, 1882-Bologna, 1867), professore e studioso di storia imolese, rivestì la carica di assessore del Comune di Imola e nel 1959 era consigliere socialista della Provincia di Bologna; Umberto Marcelli (Roma, 1910-Bologna, 1999), docente universitario di storia del Risorgimento; Aldo Spallicci (Santa Croce di Bertinoro, 1886-Premilcuore, 1973), medico e poeta, svolse attività politica nel partito repubblicano. Si veda la pubblicazione celebrativa <em>Imola nell'insurrezione nazionale per l'Unita d'Italia. Rievocazione nella ricorrenza del centenario 1859-1959, Imola</em>, Coop. tipografico-editrice Paolo Galeati, 1959.<br />(28) Cfr. <em>Celebrato solennemente il centenario dell'unione della nostra città all'Italia, </em>in "Il momento", 14 (1959), n. 24, p. 4.<br />(29) Cfr. copia della deliberazione della Giunta municipale n. 234 del 6 marzo 1963 in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1963, n. 45, pos. 12, e fotografia precedente a questo intervento di "vetrina con i ricordi dei garibaldini imolesi" in Bim, 19 K 9 Cart. 1 (63).<br />(30) Cfr. Fausto Mancini, <em>Il palazzo dei musei, </em>s.l., s.n., 1967, pp. 8-10.<br />(31) Il percorso espositivo del Museo del Risorgimento di Imola della fine del Novecento si può osservare nelle immagini realizzate nel dicembre 1993 per la campagna fotografica eseguita dal fotografo Giorgio Liverani di Forlì e rilevare nell'<em>Inventario topografico analitico della documentazione esposta nel Museo del Risorgimento di Imola</em> in <em>Inventario topografico analitico della documentazione conservata nel Museo del Risorgimento di Imola. Parte II,</em> a cura di Paola Mita e Sara Vicini, 1994, aggiornato nel 2011 a cura di Cristina Castellari, Simona Dall'Ara e Elena Del Drago.<br />(32) Il percorso di mostra del Museo del Risorgimento di Imola richiama i criteri espositivi propri dei musei risorgimentali di fine Ottocento e inizio Novecento sui quali si veda Massimo Baioni, <em>La "religione della patria",</em> cit., pp. 60-70. <br />(33) I locali a pianterreno erano privi di impianti di controllo della temperatura e dell'umidità.<br />(34) Nel 2001 in occasione dello spostamento dei documenti e oggetti sono state realizzate le riprese fotografiche degli ambienti e dei cimeli a cura di Sergio Orselli.
dc:date
  • 1938 - 2001
ha qualificazioni relazioni Cpf
ha date esistenza
ha statusProvenienza
abstract
  • Tra la fine dell'Ottocento e primi decenni del Novecento in numerose città grandi e piccole si andarono a costituire raccolte e collezioni con le quali ogni realtà locale intendeva illustrare il proprio contributo alla costruzione dello Stato unitario, anche quando esse non erano state teatro di fatti d'arme. Ogni comunità presentava i suoi patrioti e le battaglie da essi combattute; l'epopea risorgimentale si traduceva e si frammentava in molteplici municipalismi risorgimentali.<br />Nel 1904 nell'ambito dell'Esposizione regionale romagnola di Ravenna si presentò per il Comune di Imola l'occasione di mettere in mostra le testimonianze dei cittadini imolesi che avevano partecipato alle guerre d'indipendenza e si aprì la strada alla costituzione di un Museo del Risorgimento a Imola. All'interno dell'esposizione fu previsto l'allestimento di alcune mostre speciali fuori concorso e una di esse fu dedicata al "Risorgimento Italiano". Le province di Ravenna e di Forlì e i comuni dell'Imolese contribuirono alla sua realizzazione e per l'occasione la Biblioteca di Imola inviò oltre duecento tra documenti e opuscoli insieme a una decina di cimeli e oggetti a tema patriottico-risorgimentale (1).<br />La mostra romagnola ebbe un notevole successo e riscosse l'apprezzamento dei cittadini imolesi tanto che alcuni di essi decisero di donare o depositare presso la biblioteca libri, carte e cimeli attestanti episodi risorgimentali. È vero che la mostra si svolse in un momento senz'altro favorevole, in quanto a livello nazionale la questione risorgimentale era in primo piano e si stavano gettando le basi per l'organizzazione del primo Congresso di storia del Risorgimento che si svolse nel 1906 e per la nascita, l'anno seguente, della Società nazionale per la storia del Risorgimento (2).<br />Proprio nel 1906 fu offerto alla città di Imola un dono di grande prestigio: la donazione cospicua e significativa di Anton Domenico Gamberini composta da circa 6000 volumi, comprensiva di alcune centinaia di opuscoli e di una raccolta di periodici relativi all'epoca risorgimentale. A essa egli fece seguire nel 1909 anche il dono di oltre 1600 autografi di personaggi del Risorgimento e dello Stato unitario italiano. Era la pregevole collezione di un patriota che aveva raccolto le testimonianze dell'epoca di cui egli stesso era stato protagonista (3).<br />L'amministrazione locale espresse la propria riconoscenza verso il donatore e riconobbe l'importanza del dono offerto alla comunità imolese consacrandone la valenza storico-patriottica. Nell'adunanza del Consiglio comunale del 12 settembre 1906 venne deliberata la fondazione di una "Sala del Risorgimento" da intitolarsi al "benemerito donatore" Gamberini e "destinata ad accogliere tutti i libri, le stampe, i documenti e gli oggetti" riguardanti il periodo risorgimentale, che dall'epoca napoleonica percorreva le tappe dei moti d'indipendenza ottocenteschi (4). Veniva in questo modo anche riconosciuto e formalizzato il ruolo che di fatto la Biblioteca comunale aveva acquisito quale interlocutore locale per la conservazione delle memorie patriottiche della città.<br />A un anno dalla decisione dei consiglieri imolesi la "Sala del Risorgimento" era ancora solo sulla carta. Anzi le parole pronunciate da Alfredo Grilli, al II congresso della rivista "La Romagna" del settembre 1907, a proposito della donazione Gamberini, definita "rara invero e preziosa", suonavano come una denuncia di inadeguata conservazione e dipingevano comunque una sistemazione provvisoria dei volumi: <em>"Ma i libri, ahimè! giacciono ammonticchiati nelle sale, coperti d'un telo come merce avariata, e non è per ora possibile schedarli [...]" (5) </em><br />Lo stato di abbandono denunciato da Grilli durò breve tempo poichè il 10 novembre dello stesso anno Galli concluse la compilazione di un accurato elenco dei libri Gamberini (6). Pochi giorni dopo, il 19 novembre, la rivista "Il Santerno" pubblicò la notizia del generoso dono Gamberini e annunciava che la Sala del Risorgimento, prevista dalla delibera comunale del 1906, stava per attuarsi e si faceva portavoce per la Biblioteca comunale invitando a incrementare le raccolte con doni da parte dei cittadini. L'estensore del "caloroso appello" sottolineava che Imola doveva avere "cura delle sue memorie storiche e patriottiche" ed era perciò doveroso raccogliere i "ricordi nostri più sacri". Egli proseguiva affermando che ogni tipo di documentazione poteva contribuire ad arricchire le raccolte risorgimentali:<br /><em>"Ritratti, lettere, documenti, oggetti di vestiario, armi, manifesti, inscrizioni lapidarie, caricature, relazioni, cronache, satire, ecc. tutto quanto può riallacciarsi al ricordo di qualche patriotta o ad avvenimenti più o meno oscuri del Risorgimento, saranno acccettati volentieri in dono o in semplice deposito a custodia dalla Biblioteca. Interessa essenzialmente la collezione di estratti (a penna, in fotografia, o comunque incisi) di quanti parteciparono qui ai moti liberali dal 21 al 1870, e più indietro ancora fino al 1796" (7).</em><br />Successivamente i volumi Gamberini furono collocati in una sala e catalogati (8). Ma la semplice "Sala" non era più sufficiente per le carte e gli oggetti di patrioti via via acquisiti. Ben presto si iniziò a discorrere della creazione di un Museo, che secondo le previsioni di Galli espresse nel 1911, anno del 50° dell'Unità d'Italia, avrebbe dovuto occupare due sale (9). L'orientamento del direttore della Biblioteca comunale fu accolto dall'amministazione imolese, che affidò alla Cooperativa lavorazione del legno di Imola la realizzazione dell'arredamento del Museo. Alla fine del 1912 i mobili per le due "bellissime sale" erano pronti, ma esse non erano ancora disponibili (10). Intanto i numerosi volumi donati dal conte Gamberini furono destinati alle raccolte librarie della biblioteca allo scopo di dedicare il "Museo" principalmente a cimeli e documenti.<br />Ancora nel 1924 quello che veniva indicato come Museo del Risorgimento non era altro che una sola sala a fianco di altre sale aperte al pubblico con esposti reperti archeologici e opere d'arte e di sale a uso interno riservate ai depositi per gli archivi storici imolesi.<br />La sala con la raccolta risorgimentale era al primo piano dell'ex complesso francescano ed era ubicata alla fine di una lunga serie di ambienti. Infatti, per accedere al Museo del Risorgimento, esistevano tre accessi: da uno era necessario attraversare la biblioteca, dall'altro transitare lungo l'Archivio notarile, dall'ultimo percorrere il Museo Scarabelli; era comunque in ogni caso obbligato il passaggio nella Pinacoteca (11) e nell'Archivio comunale. Tale situazione si rileva dal progetto di "riordinamento dei locali della Pinacoteca e della Biblioteca", elaborato in quell'anno da Francesco Malaguzzi Valeri (12), soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna, in collaborazione con il bibliotecario Romeo Galli e con il professor Luigi Cerrato, ispettore agli scavi e ai monumenti. Il fine era quello di attribuire una disposizione più razionale alle raccolte librarie, archivistiche e museali. In particolare per queste ultime non si riteneva più opportuno "che l'occhio debba passare da un quadro, un ritratto ecc., ad un pezzo archeologico, ad una medaglia, ad una vetrina di oggetti del Risorgimento, perché ciò frastorna l'attenzione e cagiona un disgustoso accoppiamento di idee e di cose riprovato già per altre città e per altri musei" (13). Quindi si considerava "come idea fondamentale, la necessità di avere ad uno stesso piano, e logicamente concatenati, tutti i locali destinati alla visita del pubblico, nonché la possibilità di ulteriori svolgimenti dei diversi istituti qui riuniti: Museo, Pinacoteca, Museo del Risorgimento ...", per il quale si prevedeva l'ampliamento in due sale (14) .<br />Il progetto non fu realizzato, ma all'inizio degli anni Trenta si accese nuovamente l'attenzione verso le glorie risorgimentali e verso il Museo anche grazie alla determinazione nazional-patriottica di celebrare il cinquantesimo della morte del padre della patria, Giuseppe Garibaldi.<br />I reduci garibaldini furono in prima fila per ricordarlo e lo Stato fascista si apprestava a "santificarlo" come eroe della nazione. A Imola la commemorazione dell'eroe dei due mondi impegnò il Gruppo imolese volontari di guerra che organizzò, nel giugno 1932, la Mostra garibaldina. La Biblioteca e il Museo parteciparono attivamente affidando ai curatori della mostra lettere autografe, camicie rosse e moschetti appartenenti a garibaldini imolesi (15), che andarono ad affiancarsi a quelli prestati da privati cittadini. Furono proprio alcuni di questi ultimi che sull'onda dell'entusiasmo delle celebrazioni garibaldine donarono al Comune documenti e oggetti che testimoniavano la loro partecipazione alle campagne risorgimentali.<br />Negli anni Trenta il rinnovato interesse per la storia del Risorgimento fu determinante per il destino del Museo (16). Si decise infatti di valorizzarlo e di ampliarlo. Nel 1930 fu ripreso in considerazione il progetto del 1924 e negli anni immediatamente successivi fu rivisto e corretto. Nel 1932 si stabilì il trasferimento del Museo del Risorgimento dal locale sito al primo piano dell'ex convento di S. Francesco a cinque piccole sale al piano terreno (17). Sul finire del 1934 il Galli riferiva che il lavoro di sistemazione dei locali era stato nel corso dell'anno "intenso e febbrile", pur tuttavia non era stato concluso. Urgeva oramai ordinare la Raccolta d'arte e il Museo del Risorgimento, che si trovavano "in condizioni pericolose per la loro stessa conservazione" e la loro presentazione pubblica era attesa dagli studiosi e dalla cittadinanza, che ne reclamavano da tempo la "riapertura" (18).<br />Realizzati i lavori di restauro e le opere murarie, le sale furono adeguatamente arredate dalla ditta Gioacchino Meluzzi di Imola che nel 1936 si occupò del trasloco dal primo piano al pianterreno dei mobili realizzati nel 1912, preoccupandosi di adattarli alla nuova dislocazione, e della costruzione di bacheche nuove uguali a quelle già esistenti (19). <br />Era oramai da un trentennio che Galli, negli ultimi anni coadiuvato da Marina Marani (20), lavorava con dedizione e con determinazione per realizzare il Museo affrontando rallentamenti dettati dalla politica e ripensamenti sulle modalità di celebrare le vicende risorgimentali, accogliendo con rispetto e riconoscenza i doni di cittadini e famiglie, che avevano consegnato alla città i loro ricordi più cari per preservarne la memoria. Ma il Museo non era ancora pronto per essere presentato alla città e nel marzo 1937 Galli scrivendo ad Alfredo Grilli esprimeva la sua amarezza: "<em>sono qui da parecchi mesi alle prese con difficoltà che il mio buon volere soltanto non basta a vincere ed a rimuovere. Speravo di potere il 21 aprile prossimo inaugurare, con qualche solennità, queste istituzioni sistemate e riordinate, ma ormai dispero di riuscirvi, malgrado che abbia lavorato accanitamente facendo un po' di tutto, da direttore, da scrivano, da ripulitore, da manovale, se si è presentato il caso. Più che la grave situazione finanziaria del nostro Comune pesa sopra Imola un destino maledetto, che è quello di iniziare molti, forse troppi, lavori, per non finirne nessuno, e quando io speravo di essere al termine del mio, la mutata situazione e gli impacci messi avanti per ovvie ragioni di prudenza e di diffidenza di carattere, dirò così generale, mi ributtano in alto mare e devo forse aspettare il 28 ottobre prossimo, o il 21 aprile dell'anno venturo, per il desiderato collaudo di tanti anni di lavoro" (21).</em><br />L'inaugurazione del Museo avvenne infatti l'anno successivo, il 21 aprile del 1938, alla presenza del nuovo direttore della Biblioteca comunale, Stelio Bassi, poiché Galli era appena andato in pensione (22).<br />L'itinerario di mostra del Museo al momento dell'inaugurazione venne presentato alla città con dovizia di particolari e con partecipata soddisfazione da Marina Marani su "Il Diario" nell'aprile 1938 (23).<br />Ogni stanza era dedicata a un periodo storico e carte e cimeli furono disposti al fine di favorire una lettura cronologica. Il percorso espositivo si snodava attraverso cinque sale: la prima, dedicata al periodo napoleonico, era seguita da quella riservata ai moti del 1821, del 1831 e alla prima guerra d'indipendenza; nella terza sala era celebrata la seconda guerra d'indipendenza; la quarta riuniva le testimonianze legate alla battaglia di Mentana, alla presa di Roma e alle associazioni patriottiche imolesi e l'ultima racchiudeva le memorie delle guerre coloniali e della prima guerra mondiale.<br />I toni entusiastici dell'inaugurazione si smorzarono presto. Dopo soli pochi anni veniva segnalato un progressivo disinteresse verso il Museo che celebrava la patria e una scarsa conoscenza di esso, come lamentava nel 1942 Cita Mazzini, medico imolese con passioni letterarie, nelle pagine di Imola d'una volta dedicate al patriota Antonio Cornacchia:<br /><em>"Chi va a vedere il nostro Museo del Risorgimento (ma ... quanti imolesi sanno che esiste o hanno visitato con la cura e l'attenzione che merita questo testimonio vivo e pulsante di ciò che fecero i nostri padri per la redenzione della patria?) chi ha visto - dico - quel museo, avrà osservato, in una delle sue vetrine (&#x85;) medaglie e ricordi di Antonio Cornacchia" </em>(24).<br />Il percorso espositivo del Museo del 1938 era lo stesso che poteva osservare Cita Mazzini nel 1942, come probabilmente non si discostava di molto da quello che i cittadini imolesi hanno visitato nei decenni successivi.<br />Negli anni Cinquanta l'amministrazione imolese, nel regolamento degli istituti culturali del 1954, suggellò e convalidò la vocazione del Museo del Risorgimento dichiarando che era "destinato a raccogliere specialmente tutto quanto ricorda il patriottismo imolese e l'azione svolta dai nostri concittadini durante il periodo che corre dal 1796 al 1918". Si pronunciò anche in merito ai materiali documentari esposti prescrivendo che a "eccezione fatta per quelli che non ne abbiano danno, tutti gli oggetti del Museo saranno chiusi in apposite vetrine o bacheche, e tutti porteranno visibilmente le indicazioni atte a mettere in rilievo il valore intrinseco ed estrinseco. Per gli autografi basterà indicare il cognome, il nome, le date di nascita e di morte dell'autore, e la data precisa del documento" (25).<br />Nel 1959 i fari si riaccesero sulle vicende risorgimentali: le città emiliano-romagnole celebrarono il centenario del 1859, l'anno dell'unificazione delle Legazioni pontificie al Regno di Sardegna. A Imola sotto l'auspicio dell'amministrazione comunale si costituì un comitato per la celebrazione del primo centenario dell'Unità. Del comitato, composto da personalità del mondo amministrativo, politico e culturale imolese, era membro Fausto Mancini, direttore della Biblioteca comunale (26), che ricopriva la carica di segretario e partecipò all'organizzazione delle manifestazioni celebrative. Furono organizzate conferenze sulla storia del Risorgimento, tenute da Silvio Alvisi, Umberto Marcelli e Aldo Spallicci, e furono rievocati alcuni personaggi imolesi tra i quali Giuseppe Scarabelli primo sindaco di Imola. Fu pubblicata una monografia illustrata su fatti ed episodi che si svolsero a Imola nel 1859, fu allestita una mostra in una saletta del Centro cittadino e fu organizzata una festa rievocativa con musiche, canti patriottici e spettacolo pirotecnico al campo sportivo (27). La "mostra rievocativa degli avvenimenti del 1859 consistente in documenti, fotografie e bandiere dell'epoca accompagnate da brevi commenti" si svolse tra il 14 e il 28 giugno (28).<br />Negli anni Sessanta del Novecento furono eseguiti alcuni lavori di manutenzione: in particolare le ante delle vetrine in legno e vetro furono sostituite con vetri scorrevoli (29). Nel 1967 Fausto Mancini pubblicò una guida dedicata ai Musei civici di Imola che comprendeva anche il Museo del Risorgimento. La descrizione di esso non si distaccava nella sostanza da quella della Marani di quasi trent'anni prima, ma risultava più descrittiva e dettagliata nell'illustrazione di alcuni documenti, dei quali era sottolineata ed evidenziata l'importanza storica e il valore del contenuto, ed era arricchita da una piantina del percorso espositivo (30).<br />L'impostazione data al Museo del Risorgimento nel 1938 pare quindi che non abbia subito nel corso degli anni trasformazioni di rilievo e alla fine del Novecento essa si presentava con un aspetto analogo a quello descritto da Marani nel 1938 e da Mancini nel 1967 (31).<br />Gli arredi, l'esposizione e forse in alcuni casi anche l'organizzazione interna di vetrine e bacheche risultavano sostanzialmente inalterati. La disposizione di documenti e oggetti all'interno delle vetrine, di quadri e busti alle pareti e di armi negli espositori era rimasta pressoché invariata. Lo sguardo si incrociava con lettere e memorie manoscritte, bandi e avvisi, fotografie e dipinti, fucili e sciabole, medaglie e monete, divise e giubbe garibaldine.<br />Il percorso espositivo a quasi un sessantennio dalla sua inaugurazione manifestava le carenze e i limiti di un impianto museale ormai di non più facile lettura. L'allestimento museografico era pressoché privo di un supporto esplicativo e didattico; gli episodi narrati attraverso i fitti raggruppamenti di documenti, di manifesti e di cimeli evocavano vicende significative dal periodo napoleonico sino alla Grande guerra senza evidenziarne collegamenti e rapporti (32). Infatti, oltre alle poche didascalie, mancavano del tutto pannelli illustrativi con inquadramenti storici, utili per contestualizzare i pezzi esposti nella storia imolese, ma anche in quella nazionale. Nel Museo erano in mostra materiali aventi tipologie e provenienze differenti: accanto al materiale cartaceo, che era quello predominante e costituito per lo più da documenti d'archivio, ma anche da stampe, litografie, fotografie, vi erano oggetti e cimeli come armi e uniformi, bandiere e medaglie; insieme poi alle carte e agli oggetti donati per il Museo del Risorgimento, erano esposti documenti dell'archivio storico comunale e manoscritti provenienti dai fondi della biblioteca.<br />Per conoscere in modo approfondito la composizione della documentazione raccolta nel Museo, nel 1993 è stato avviato lo studio sistematico della documentazione cartacea esposta e conservata in esso. Dall'analisi è emersa la diversa provenienza della documentazione: alcune pubblicazioni erano state scollocate dalle collezioni librarie della biblioteca; lettere e manifesti erano stati estratti dagli archivi storici del Comune di Imola; documenti e manoscritti erano stati donati da privati e da associazioni. Per questi ultimi sono state indagate e rintracciate le modalità di acquisizione da parte della Biblioteca. <br />Contestualmente allo studio della documentazione è stato avviato il progetto di recupero del Museo del Risorgimento. Infatti il materiale cartaceo versava in condizioni di grave deterioramento, causato dalla polvere, dai microrganismi, la cui formazione era favorita dall'elevata umidità dei locali e dagli sbalzi termici stagionali 833), dall'esposizione alla luce, che aveva provocato in genere sulle carte un effetto di scurimento. Inoltre alcune carte esposte presentavano piegature e lacerazioni, provocate spesso da modalità errate di allestimento.<br />Nel gennaio del 2001, il materiale esposto nel Museo, allo scopo di preservarlo per via delle condizioni climatiche delle sale non più adeguate, è stato trasferito in ambienti idonei alla conservazione, nei depositi della Biblioteca comunale, dell'Archivio storico comunale e dei Musei civici di Imola (34).<br /><br />(1) Cfr. <em>Esposizione regionale romagnola. Maggio-giugno 1904 in Ravenna. Regolamento generale e programmi, </em>Ravenna, Premiata Tipo-Litografia Ravegnana, 1903, p. 69. Nel catalogo ufficiale sono indicati alcuni documenti prestati dal Comune di Imola (cfr. <em>Esposizione regionale romagnola (maggio-giugno 1904) di Ravenna. Catalogo ufficiale, </em>Milano, Rivista delle esposizioni ed attualità, 1904, pp. 178 e 192, in Bim, Archivio Luigi Paolini, b. 18). Si veda anche Massimo Baioni, <em>La Romagna in mostra: l'Esposizione regionale romagnola di Ravenna nel 1904,</em> in "Memoria e ricerca", 3 (1995), n. 6, pp. 99-113.<br />(2) Cfr. Massimo Baioni, <em>La "religione della patria", </em>cit., pp. 79-90.<br />(3) Anton Domenico Gamberini (Imola, 1831-Firenze, 1910), nato Carlo Zampieri, nel 1841, assunse il nome e il cognome del prozio cardinale, Anton Domenico Gamberini (Imola, 1760-Roma, 1841), per sua volontà testamentaria. Fu presidente della Società operaia di mutuo soccorso, istituita a Imola nel 1856, fece parte della Società nazionale e nel 1859 fu membro della Giunta provvisoria del Comune di Imola.<br />(4) Per il dono di Anton Domenico Gamberini cfr. Biblioteca comunale di Imola (Bim), <em>Archivio della Biblioteca comunale di Imola (ABCI), Corrispondenza, </em>1906, n. 7, minuta della lettera numerata 101 del bibliotecario Romeo Galli al sindaco di Imola relativa al dono del conte Anton Domenico Gamberini (s.d.); Bim, <em>Archivio storico del Comune di Imola</em> (<em>ASCI), Atti consigliari, </em>1906; Angelo Negri, <em>Il Museo del Risorgimento,</em> in "Il Diario", 9 (1908), n. 48.<br />(5) Cfr. Alfredo Grilli, <em>Per la storia del Risorgimento in Romagna, </em>in "La Romagna", s. II, 4 (1907), n. 12, p. 588. Alfredo Grilli (Imola, 1878-Livorno, 1961), letterato, critico e filologo, dedicò i suoi studi anche alla storia risorgimentale e a Giuseppe Mazzini.<br />(6) Cfr. Bim, <em>ABCI, </em>"Elenco delle opere donate dal conte Anton Domenico Gamberini", sottoscritto da Romeo Galli in data 10 novembre 1907, n. 173. <br />(7) L'articolo <em>I ricordi del Risorgimento di Imola </em>si legge sul settimanale "Il Santerno" del 19 novembre 1907 (2 (1907), n. 7).<br />(8) Era stato compilato anche l'inventario topografico della sala dove i libri occupavano otto scaffali segnati da "A" ad "H", composti ciascuno da nove palchetti. La stesura dell'inventario risulta interrotta prima della descrizione degli opuscoli come si evince dall'ultima annotazione ("Cartone 1") (cfr. Bim, ABCI, n. 215).<br />(9) Cfr. minuta della lettera di Romeo Galli al sindaco del Comune di Imola in data 25 aprile 1911, in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1911, n. 8. Sui musei risorgimentali emiliano-romagnoli sino al 1911 cfr. Otello Sangiorgi, <em>"Non una raccolta storica, come tutti gli altri musei&#x85;". I musei del Risorgimento in Emilia-Romagna 1884-1911</em>, in "&#x85; E finalmente potremo dirci italiani". Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, Bologna, Editrice compositori, 2011, pp. 275-291. <br />(10) Cfr. relazione dell'ingegnere comunale del 10 dicembre 1912 in Bim, <em>ASCI, Archivio comunale bruciato dal 1901 al 1935, </em>b. 11, fasc. "Arredamento sale destinate a Museo del Risorgimento italiano".<br />(11) Sulla Pinacoteca di Imola e sull'intervento operato da Malaguzzi Valeri cfr. Claudia Pedrini, <em>La Pinacoteca e i Musei civici. Notizie storiche</em>, in <em>La Pinacoteca di Imola,</em> a cura di Claudia Pedrini, Bologna, Edizioni Analisi, [1988], pp. 10-28.<br />(12) Su Francesco Malaguzzi Valeri (Reggio Emilia, 1867-1928) si veda Sandra Sicoli, in <em>Dizionario biografico degli italiani,</em> vol. 67, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2006, pp. 731-733.<br />(13) Cfr. Bim, <em>ABCI,</em> "Commissione consultiva della Biblioteca comunale. Libro verbali", 1923-1930, seduta del 2 febbraio 1924, n. 111.<br />(14) Cfr. relazione di Romeo Galli al sindaco del Comune di Imola in data 15 marzo 1924, prot. n. 2109, e le due piante allegate, che illustrano rispettivamente la disposizione dei locali degli istituti culturali imolesi nel 1924 e il progetto con la proposta di nuova destinazione degli ambienti dello stesso anno (Bim, <em>ASCI, Ufficio Tecnico, </em>b. n. 144, fasc. n. 4).<br />(15) Cfr. Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1932, n. 15, copia della lettera del podestà a Umberto Foschi, presidente del Gruppo volontari di guerra, trasmessa al bibliotecario (30 maggio 1932) ed elenco dei cimeli consegnati dalla Biblioteca comunale in data 31 maggio 1932. Cfr., anche, Bim, MRI, Miscellanea sul Risorgimento, "Garibaldi 1882-1932", n. 35.1.<br />(16) Sulla riorganizzazione degli istituti storici negli anni Trenta cfr. Massimo Baioni, <em>Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia fascista, </em>Torino, Carocci, 2006, pp. 93-137.<br />(17) Cfr. Bim, <em>ABCI,</em> "Commissione consultiva della Biblioteca comunale. Libro verbali", 1930-1940, seduta del 12 febbraio 1932, n. 112.<br />(18) Cfr. ibidem, seduta del 22 novembre 1934, e, anche, Romeo Galli, <em>Notizie sul Museo del Risorgimento d'Imola, </em>in "Rassegna storica del Risorgimento", 20 (1933), n. 1, pp. 166-167.<br />(19) Sulla ristrutturazione dei locali che dovevano ospitare il Museo del Risorgimento e sugli arredi necessari per il suo allestimento si veda Bim, <em>ASCI, Ufficio Tecnico, </em>b. n. 145, fasc. n. 4, prot. nn. 736 e 768 del 1936 e <em>ib., Carteggio amministrativo, </em>1936, D 18, fasc. 6.<br />(20) Marina Marani, dipendente della biblioteca dagli anni Trenta del Novecento, fu direttrice reggente della Biblioteca comunale di Imola dal 1952 al 1953 (cfr. "Verbale di consegna della biblioteca&#x85;" del 28 ottobre 1953 in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1953, n. 35, pos. 1).<br />(21) Cfr. lettera di Romeo Galli ad Alfredo Grilli in data Imola, 30 marzo 1937 in Bim, <em>Archivio Alfredo Grilli,</em> b. 12.<br />(22) Il Museo fu inaugurato in occasione delle cerimonie organizzate per celebrare il natale di Roma e la festa del lavoro che cadevano il 21 aprile come si legge nell'articolo firmato dal cav. Gardenghi pubblicato su "Il Diario", 39 (1938), n. 17 (23 aprile 1938). Si vedano anche i manifesti pubblicati in data 20 aprile dall'amministrazione comunale e dal fascio di combattimento imolesi in Bim, <em>ASCI, Stampe rilegate, </em>1938. L'inaugurazione fu presenziata dal nuovo direttore della biblioteca Stelio Bassi, perchè Romeo Galli, compiuti i 65 anni, era stato messo in quiescenza (cfr. verbale di consegna della Biblioteca comunale di Imola e istituti annessi da Galli a Bassi del 2 maggio 1938 in Bim, <em>ASCI, Carteggio amministrativo, </em>1938, b. D73, fasc. 1).<br />(23) Cfr. Marina Marani, <em>Il Museo del Risorgimento a Imola, </em>in "Il Diario", 39 (1938), nn. 17-18.<br />(24) Cfr. Giuseppe (Cita) Mazzini, <em>Imola d'una volta, </em>Milano-Roma, Editore Mario Gastaldi, 1942, p. 147.<br />(25) Cfr. <em>Regolamento per la biblioteca, l'archivio storico, il museo del Risorgimento e le raccolte archeologiche, scientifiche ed artistiche del Comune d'Imola, </em>Imola, Galeati, 1954, pp. 44-45, articoli 130 e 135.<br />(26) Fausto Mancini fu direttore della Biblioteca comunale di Imola dal 1953 al 1977 (cfr. "Verbale di consegna della biblioteca&#x85;" del 28 ottobre 1953 in Bim,<em> ABCI, Corrispondenza, </em>1953, n. 35, pos. 1 e delibera del Consiglio comunale di Imola n. 380 del 30 novembre 1977).<br />(27) Cfr. <em>Celebrazioni del I centenario dell'Unità d'Italia </em>in Bim, <em>ABCI,</em> n. 456, dove sono anche conservati i testi delle conferenze pronunciate da: Silvio Alvisi (Imola, 1882-Bologna, 1867), professore e studioso di storia imolese, rivestì la carica di assessore del Comune di Imola e nel 1959 era consigliere socialista della Provincia di Bologna; Umberto Marcelli (Roma, 1910-Bologna, 1999), docente universitario di storia del Risorgimento; Aldo Spallicci (Santa Croce di Bertinoro, 1886-Premilcuore, 1973), medico e poeta, svolse attività politica nel partito repubblicano. Si veda la pubblicazione celebrativa <em>Imola nell'insurrezione nazionale per l'Unita d'Italia. Rievocazione nella ricorrenza del centenario 1859-1959, Imola</em>, Coop. tipografico-editrice Paolo Galeati, 1959.<br />(28) Cfr. <em>Celebrato solennemente il centenario dell'unione della nostra città all'Italia, </em>in "Il momento", 14 (1959), n. 24, p. 4.<br />(29) Cfr. copia della deliberazione della Giunta municipale n. 234 del 6 marzo 1963 in Bim, <em>ABCI, Corrispondenza, </em>1963, n. 45, pos. 12, e fotografia precedente a questo intervento di "vetrina con i ricordi dei garibaldini imolesi" in Bim, 19 K 9 Cart. 1 (63).<br />(30) Cfr. Fausto Mancini, <em>Il palazzo dei musei, </em>s.l., s.n., 1967, pp. 8-10.<br />(31) Il percorso espositivo del Museo del Risorgimento di Imola della fine del Novecento si può osservare nelle immagini realizzate nel dicembre 1993 per la campagna fotografica eseguita dal fotografo Giorgio Liverani di Forlì e rilevare nell'<em>Inventario topografico analitico della documentazione esposta nel Museo del Risorgimento di Imola</em> in <em>Inventario topografico analitico della documentazione conservata nel Museo del Risorgimento di Imola. Parte II,</em> a cura di Paola Mita e Sara Vicini, 1994, aggiornato nel 2011 a cura di Cristina Castellari, Simona Dall'Ara e Elena Del Drago.<br />(32) Il percorso di mostra del Museo del Risorgimento di Imola richiama i criteri espositivi propri dei musei risorgimentali di fine Ottocento e inizio Novecento sui quali si veda Massimo Baioni, <em>La "religione della patria",</em> cit., pp. 60-70. <br />(33) I locali a pianterreno erano privi di impianti di controllo della temperatura e dell'umidità.<br />(34) Nel 2001 in occasione dello spostamento dei documenti e oggetti sono state realizzate le riprese fotografiche degli ambienti e dei cimeli a cura di Sergio Orselli.
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