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| - Giuseppe Mirri intraprese gli studi di veterinaria a Roma, ma inviso alla polizia per le sue simpatie liberali, si recò a Torino dove si laureò nel 1857. Invece della professione di veterinario avviò a Bologna un ufficio di spedizioni e spesso i suoi viaggi di lavoro erano anche occasioni per conoscere e incontrare liberali e patrioti che operavano in vari luoghi della penisola e in località d'oltralpe. Abbandonato anche il commercio, tornò a Imola, dove i suoi favori per la politica cavouriana lo vedevano a fianco di Giuseppe Scarabelli, Odoardo Pirazzoli, il conte Anton Domenico Gamberini, Luigi Lolli, Giuseppe Calderoni e Ippolito Guichard. Quando nel giugno 1859 gli austriaci lasciarono Bologna e la Romagna insorse, Mirri si dedicò con determinazione all'attività militare. Fece parte, con il grado di luogotenente, del corpo di volontari imolesi, e, una volta annesso all'esercito regolare piemontese, entrò nella Brigata di Ferrara. Di lì a poco la Brigata fu sciolta e Mirri, deciso a seguire Garibaldi nelle sue imprese, chiese le dimissioni dal reggimento a cui apparteneva, che furono accolte con il regio decreto del 5 luglio 1860. Raggiunse quindi Garibaldi in Sicilia, dove acquisito il grado di capitano, fu messo al comando della I Compagnia bersaglieri. Nella battaglia tra garibaldini e borbonici di Castel Morrone fu ferito e fatto prigioniero. Liberato in seguito a uno scambio di prigionieri venne promosso maggiore dei bersaglieri. Proseguì poi la carriera militare nell'esercito piemontese, nel quale entrò nuovamente in virtù del regio decreto del 27 marzo 1862 che ne consentiva l'accesso ai garibaldini. Partecipò alla battaglia di Custoza del 1866 e, tra il 1868-69, fu in Sicilia per la soppressione del brigantaggio. Nominato tenente generale nel 1889 fu costretto a dimettersi dall'incarico parlamentare che copriva dal 1886. Alla politica fu richiamato dopo un decennio, nel 1899, quando per pochi mesi fu a capo del Ministero della guerra, mentre l'anno prima era stato eletto senatore a vita. Collocato definitivamente a riposo nel 1903, morì a Bologna quattro anni dopo.<br /><br /><em>Ritratti e cimeli</em><br />I Musei civici di Imola conservano: ritratto di Giuseppe Mirri, dipinto a olio opera di Amleto Montevecchi, berretto, giubba, spallina e due sciabole d'ordinanza appartenuti al generale Giuseppe Mirri donati nel 1938 da Remigio Mirri al Museo del Risorgimento (cfr. Bim, Archivio della Biblioteca Comunale di Imola, Registro doni, n. 166, 1 e 6 maggio 1938 e ib., Corrispondenza, 1938, n. 21, lettera del podestà al bibliotecario comunale in data Imola, 7 marzo 1938). Il ritratto (inv. Cherici n. 200) e i cimeli (inv. nn. 55-56, 436-437, 439) sono stati esposti sino al gennaio 2001 nel Museo del Risorgimento di Imola.<br />Il Museo del Risorgimento di Bologna conserva il medagliere di Giuseppe Mirri donato nel 1917 da Francesca Scarsella.
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dc:date
| - 14 dicembre 1834 - 5 settembre 1907
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ha qualificazioni relazioni Cpf
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ha date esistenza
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ha statusProvenienza
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abstract
| - Giuseppe Mirri intraprese gli studi di veterinaria a Roma, ma inviso alla polizia per le sue simpatie liberali, si recò a Torino dove si laureò nel 1857. Invece della professione di veterinario avviò a Bologna un ufficio di spedizioni e spesso i suoi viaggi di lavoro erano anche occasioni per conoscere e incontrare liberali e patrioti che operavano in vari luoghi della penisola e in località d'oltralpe. Abbandonato anche il commercio, tornò a Imola, dove i suoi favori per la politica cavouriana lo vedevano a fianco di Giuseppe Scarabelli, Odoardo Pirazzoli, il conte Anton Domenico Gamberini, Luigi Lolli, Giuseppe Calderoni e Ippolito Guichard. Quando nel giugno 1859 gli austriaci lasciarono Bologna e la Romagna insorse, Mirri si dedicò con determinazione all'attività militare. Fece parte, con il grado di luogotenente, del corpo di volontari imolesi, e, una volta annesso all'esercito regolare piemontese, entrò nella Brigata di Ferrara. Di lì a poco la Brigata fu sciolta e Mirri, deciso a seguire Garibaldi nelle sue imprese, chiese le dimissioni dal reggimento a cui apparteneva, che furono accolte con il regio decreto del 5 luglio 1860. Raggiunse quindi Garibaldi in Sicilia, dove acquisito il grado di capitano, fu messo al comando della I Compagnia bersaglieri. Nella battaglia tra garibaldini e borbonici di Castel Morrone fu ferito e fatto prigioniero. Liberato in seguito a uno scambio di prigionieri venne promosso maggiore dei bersaglieri. Proseguì poi la carriera militare nell'esercito piemontese, nel quale entrò nuovamente in virtù del regio decreto del 27 marzo 1862 che ne consentiva l'accesso ai garibaldini. Partecipò alla battaglia di Custoza del 1866 e, tra il 1868-69, fu in Sicilia per la soppressione del brigantaggio. Nominato tenente generale nel 1889 fu costretto a dimettersi dall'incarico parlamentare che copriva dal 1886. Alla politica fu richiamato dopo un decennio, nel 1899, quando per pochi mesi fu a capo del Ministero della guerra, mentre l'anno prima era stato eletto senatore a vita. Collocato definitivamente a riposo nel 1903, morì a Bologna quattro anni dopo.<br /><br /><em>Ritratti e cimeli</em><br />I Musei civici di Imola conservano: ritratto di Giuseppe Mirri, dipinto a olio opera di Amleto Montevecchi, berretto, giubba, spallina e due sciabole d'ordinanza appartenuti al generale Giuseppe Mirri donati nel 1938 da Remigio Mirri al Museo del Risorgimento (cfr. Bim, Archivio della Biblioteca Comunale di Imola, Registro doni, n. 166, 1 e 6 maggio 1938 e ib., Corrispondenza, 1938, n. 21, lettera del podestà al bibliotecario comunale in data Imola, 7 marzo 1938). Il ritratto (inv. Cherici n. 200) e i cimeli (inv. nn. 55-56, 436-437, 439) sono stati esposti sino al gennaio 2001 nel Museo del Risorgimento di Imola.<br />Il Museo del Risorgimento di Bologna conserva il medagliere di Giuseppe Mirri donato nel 1917 da Francesca Scarsella.
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è produttore di
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forma autorizzata produttore
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| - IT-ER-IBC-SP00001-0001360
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