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| - Un mercante, arrichitosi nel periodo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, Angelo Panzi, istituisce sua erede nel 1625, la compagnia laica del S. Cordone di S. Francesco di Cremona, di cui è stato tesoriere almeno dal 1596 fino al 17 giugno 1624. Il Panzi, a sua volta erede universale di un suo parente artigiano, fabbricante di zoccoli, Francesco Ferrabò, (o Feraboli), incarica la compagnia di amministrare i suoi beni al fine di espletare un'attività caritativa e di pietà religiosa, con la condizione che di tutto quello che riguarda la sua eredità si occupino solo persone di stato laicale. La compagnia laica del S. Cordone di S. Francesco è una confraternita di probabile origine controriformista, governata da un priore, un vicepriore e tre consiglieri che insieme sono definiti reggenti, e vengono eletti dalla congregazione della compagnia citata. All'atto della concentrazione, nel 29 maggio 1786, i beni dell'eredità Panzi consistevano nella ex casa di abitazione del testatore in vicinia S. Sepolcro, adibita a sede del luogo pio, in un'altra casa concessa in enfiteusi nella stessa parrocchia e in un possedimento di 636 pertiche al Boschetto, provvisto di diritti d'acque della roggia Boschetta. Le notizie riportare sono rilevate dall'inventario a stampa curato da G. Politi, "Antichi...", vol. II, pp. XLIV - XLVI.
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| - Un mercante, arrichitosi nel periodo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, Angelo Panzi, istituisce sua erede nel 1625, la compagnia laica del S. Cordone di S. Francesco di Cremona, di cui è stato tesoriere almeno dal 1596 fino al 17 giugno 1624. Il Panzi, a sua volta erede universale di un suo parente artigiano, fabbricante di zoccoli, Francesco Ferrabò, (o Feraboli), incarica la compagnia di amministrare i suoi beni al fine di espletare un'attività caritativa e di pietà religiosa, con la condizione che di tutto quello che riguarda la sua eredità si occupino solo persone di stato laicale. La compagnia laica del S. Cordone di S. Francesco è una confraternita di probabile origine controriformista, governata da un priore, un vicepriore e tre consiglieri che insieme sono definiti reggenti, e vengono eletti dalla congregazione della compagnia citata. All'atto della concentrazione, nel 29 maggio 1786, i beni dell'eredità Panzi consistevano nella ex casa di abitazione del testatore in vicinia S. Sepolcro, adibita a sede del luogo pio, in un'altra casa concessa in enfiteusi nella stessa parrocchia e in un possedimento di 636 pertiche al Boschetto, provvisto di diritti d'acque della roggia Boschetta. Le notizie riportare sono rilevate dall'inventario a stampa curato da G. Politi, "Antichi...", vol. II, pp. XLIV - XLVI.
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