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| - Santa Cristina e San Parisio di Treviso, camaldolesi
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| - Santa Cristina e San Parisio di Treviso, camaldolesi
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| - La monache camaldolesi si insediarono a Treviso verso il 1190, in luogo «non lungi dalla città .. detto Botteniga», affidate alla cura spirituale e materiale del monaco bolognese Parisio, sotto la giurisdizione del priore di S. Michele di Murano. La comunità spostò la sede del monastero in città alla fine del XIV secolo per le continue scorrerie e i gravi disagi causati dalle incursioni ungare; nel 1389 essa ottenne dal priore generale dei camaldolesi il permesso di vendere alcuni fondi allo scopo di rifare il monastero e la chiesa, permesso prontamente confermato dal Senato veneziano. Il monastero fu soppresso con d.r.i. 25 aprile 1810. I suoi beni furono nell´occasione indemaniati; il complesso edilizio, venduto all´asta, fu quindi adibito ad abitazione privata. Si segnala che nel 1806 in seguito alla soppressione del monastero di Santa Maria Nova di Treviso (cistercensi), la comunità della stessa venne incorporata a Santa Cristina e San Parisio. Bibliografia: Anagrafe Informatizzata degli Archivi di Stato Italiani, 1999; P.F. KEHR, Regesta pontificum romanorum, in «Italia pontificia», 1961, VII/1, pp.112-113; L. PESCE, La chiesa di Treviso nel primo Quattrocento, in «Italia sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica», 1987, 37, pp. 607-611; P.A. PASSOLUNGHI, Il monachesimo benedettino della Marca trevigiana, in «Italia veneta», 1980, 2, pp. 56-61; G. NETTO, Gli archivi delle corporazioni religiose trevigiane soppresse, in Per una storia del Trevigiano in età moderna: guida agli archivi, a cura di D. GASPARINI, L. PUTTIN, in «Studi trevisani», II (1985), 3, p. 190
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| - La monache camaldolesi si insediarono a Treviso verso il 1190, in luogo «non lungi dalla città .. detto Botteniga», affidate alla cura spirituale e materiale del monaco bolognese Parisio, sotto la giurisdizione del priore di S. Michele di Murano. La comunità spostò la sede del monastero in città alla fine del XIV secolo per le continue scorrerie e i gravi disagi causati dalle incursioni ungare; nel 1389 essa ottenne dal priore generale dei camaldolesi il permesso di vendere alcuni fondi allo scopo di rifare il monastero e la chiesa, permesso prontamente confermato dal Senato veneziano. Il monastero fu soppresso con d.r.i. 25 aprile 1810. I suoi beni furono nell´occasione indemaniati; il complesso edilizio, venduto all´asta, fu quindi adibito ad abitazione privata. Si segnala che nel 1806 in seguito alla soppressione del monastero di Santa Maria Nova di Treviso (cistercensi), la comunità della stessa venne incorporata a Santa Cristina e San Parisio. Bibliografia: Anagrafe Informatizzata degli Archivi di Stato Italiani, 1999; P.F. KEHR, Regesta pontificum romanorum, in «Italia pontificia», 1961, VII/1, pp.112-113; L. PESCE, La chiesa di Treviso nel primo Quattrocento, in «Italia sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica», 1987, 37, pp. 607-611; P.A. PASSOLUNGHI, Il monachesimo benedettino della Marca trevigiana, in «Italia veneta», 1980, 2, pp. 56-61; G. NETTO, Gli archivi delle corporazioni religiose trevigiane soppresse, in Per una storia del Trevigiano in età moderna: guida agli archivi, a cura di D. GASPARINI, L. PUTTIN, in «Studi trevisani», II (1985), 3, p. 190
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| - Santa Cristina e San Parisio di Treviso, camaldolesi
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| - Santa Cristina e San Parisio di Treviso, camaldolesi
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