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| - Durante il periodo normanno-svevo, tra il 1130 ed il 1266, per l'Italia meridionale l'amministrazione delle comunità era affidata ai baiuli o baglivi nominati dai maestri camerari o dalla Curia regis, ma sono attestati anche alle dipendenze dei signori locali. La loro funzione, dunque, variava a seconda che fossero regi o di nomina signorile, se avevano competenze in una città o in campagna e in molti casi il loro ufficio era preso in appalto. Avevano competenza giudiziaria e finanziaria: amministravano i beni del demanio; il patrimonio ecclesiastico delle sedi vacanti, percepivano rendite particolari come il terraticum e la fida; amministravano le saline, i mulini e le tintorie appartenenti allo Stato. In età angioina, tra il 1267 e il 1441, a livello periferico si ebbe una sostanziale continuità con il le istituzioni del periodo normanno-svevo. Capitani e baglivi esercitavano il controllo sull'amministrazione cittadina. Nel periodo aragonese (1442-1503) fu avviato un processo di codificazione degli statuti cittadini. Le università cittadine avvertono l'esigenza di mettere per iscritto le norme che fino ad allora erano state di natura consuetudinaria. Si possono , dunque, individuare per questo periodo tre tipologie di statuti: quelli della bagliva, provvedimenti riguardanti gli approvvigionamenti e in genere la vita pratica delle università (annona, igiene, polizia urbana e campestre); quelli relativi al diritto; quelli relativi agli ordinamenti comunali. All'interno...
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