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| - L'ordinamento politico amministrativo delle città sarde in età spagnola (XVI - XVII secolo) è un'eredità della conquista catalano-aragonese. Le istituzioni cittadine sono infatti modellate sul regime municipale di tipo catalano-barcellonese e la struttura politica e amministrativa municipale rimase sostanzialmente identica a quella del XIV e XV secolo: non venne praticamente alterata sino alla riforma del 1771. Un preciso riferimento alla suddivisione amministrativa dell'isola in città regie, baronie e incontrade si ha nella relazione che il visitatore generale del regno, il canonico Martin Carrillo, inviò al re Filippo III di Spagna nel 1611. La relazione riportava nel Regnum Sardiniae sette città reali: Cagliari, Iglesias, Sassari, Oristano, Alghero, Castellaragonese, Bosa; 10 "titulos" (il ducato di Mandas, i marchesati di Oristano, Terranova, Villasor, Quirra, Laconi, le contee del Goceano, Sedilo, Cuglieri, il viscontado di Sanluri) divisi in 27 incontrade e 25 baronie ciascuna delle quali aveva un'estensione geografica definita e risultava costituita da un certo numero di ville infeudate. Solo nel 1771 si realizzò l'istituzione dei consigli comunitativi, prime vere forme riconosciute di rappresentanza municipale delle comunità nel Regnum Sardiniae. La riforma fu attuata con l'editto del 24 settembre 1771, promulgato a seguito della visita ricognitiva del vicerè Hallot des Hayes nella primavera del 1770, sotto la sovranità di Carlo Emanuele III e il ministero d...
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