La voce trae origine dagli archivi venuti in possesso dello Stato in seguito alle varie leggi eversive emanate dagli antichi Stati preunitari, dai regimi napoleonici e poi dallo Stato italiano. L'espressione risale alle norme eversive del 1866. La norma prevedeva la cessione dei beni culturali a musei, biblioteche e, dunque, anche ad Archivi delle varie province. Per il protrarsi delle operazioni di liquidazione dei beni molti documenti rimasero a lungo presso gli organi preposti alla soppressione, pervenendo successivamente agli Archivi di Stato specie ad opera di Intendenze di finanza e Uffici del registro: anche in questo caso talora si ebbero commistioni tra le carte degli enti soppressi e quelle dell'ente che ne gestiva la soppressione.