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| - Nella prima metà del XIX secolo, Vincenzo Bossi (1789-1857), figlio di Domenico Bossi , già stampatore a Spoleto, fu tipografo, con sede nella Piazza della Libertà. Nella seconda metà del 1800, e più precisamente nel 1851, la tipografia maturò un nuovo assetto societario attraverso la fusione della ditta Vincenzo Bossi con Gherardo Gherardi proveniente da Forlì. Entrambi furono tipografi e negozianti di libri e stampe a Spoleto e, oltre all'attività editoriale, si occupavano anche della stampa di manifesti, prima per lo Stato Pontificio e successivamente per il Regno d'Italia, come ad esempio proclami, editti e bandi . L'impresa espanse la sua attività in campo regionale, nazionale ed internazionale e testimonianza ne sono le carte di corrispondenza presenti nell'archivio tra l'impresa spoletina e le altre tipografie o case editrici tra le quali La Fontana di Torino, Felice Le Monnier di Firenze, Paolo Fumagalli di Firenze, Lorenzo Gattei di Venezia, Domenico Spezi e Giovanni Tomassini di Foligno a livello Internazionale, Lurent et Deberny di Parigi e Bonamici di Losanna ; inoltre effettuavano anche commissioni per nobili famiglie in particolare per Vincenzo e Alessandro Orfini di Foligno nella prima metà dell'800. Negli anni seguenti lo stabilimento tipografico fu gestito da Vincenzo Bossi insieme ai fratelli Bassoni , separandosi poi nel 1874 . Successivamente la tipografia viene rilevata da Antonio Ragnoli , fino al 1902 quando Carlo Panetto e Gaetano Petrelli , danno vita ad un notevole complesso industriale rilevando l'attività tipografica precedente sotto il nome di S.P.A Arti Grafiche Panetto e Petrelli . Il primo impianto venne collocato presso i locali al piano terreno di palazzo Rosari e nel 1913 si trasferirono in un nuovo edificio sul lato opposto della piazza. Nel 1920 impiantarono in un' area di mq 7.000 un moderno stabilimento tipo-litografico, attrezzato per la stampa in off-set e la composizione meccanica, dotato di un reparto cartotecnico e di una sezione fotografica . L'azienda, grazie a questo ammodernamento, aumentò ancora di più le committenze nazionali, consolidando e potenziando la sua struttura che sembra però aver perso nel tempo la capacità di adeguarsi alle esigenze dei committenti e di utilizzare appieno le possibilità offerte da nuove tecnologie. Il primo decennio della vita dell'azienda andò di pari passo con il periodo d'oro dell'Italia e l'impresa si ingrandì e consolidò sempre di più. Superate le grandi difficoltà della prima guerra mondiale, venne rivolta maggior attenzione alle classi lavoratrici e ai diritti dei lavoratori, sviluppando vari enti previdenziali ed assistenziali. La ditta, quindi, ampliò i propri orizzonti e nuovi mercati, trasformandosi in maniera graduale in stabilimento d'arti grafiche. Contemporaneamente a Spoleto vi erano altre tipografie come la tipografia dell'Umbria diretta da Carlo Moneta , attiva in via Brignone a Spoleto dalla prima metà del XX secolo anch'essa dotata di macchinari all'avanguardia e la Tipografia Fasano e Neri attiva a Spoleto nel 1937. Il secondo conflitto mondiale colse l'azienda in piena attività procurandogli gravi danni: i bombardamenti aerei semidistrussero lo stabilimento e il 14 giugno 1944 ebbe il colpo di grazia da un incendio causato dalle truppe tedesche in ritirata. Alcuni anni dopo lo stabilimento fu ricostruito grazie all'operosità dei proprietari, tanto che poi nel 1952 lo stabilimento celebrò il cinquantenario della sua fondazione con manifestazioni che coinvolsero l'intera città di Spoleto. L'azienda, nel 1968, contava circa 130 operai, ma è tra gli anni 80 e 90 che avvenne la drastica riduzione del personale, quando perse numerosi appalti, come quello delle Ferrovie dello Stato per le quali stampava biglietti e manifesti. Tra il 1989 e il 1990 l'impresa fu lacerata dalla crisi e giunse al fallimento anche per un dissapore tra i soci di maggioranza. Successivamente l'impresa fu rilevata da Dazi, imprenditore di Reggio Emilia e nel 1999 si costituì una nuova società chiamata Nuova Panetto e Petrelli, che è tutt'oggi attiva ed opera nel campo della stampa e dell'editoria con ventotto operai . Il materiale documentario è contenuto in 14 buste, ed è costituito dalle seguenti serie archivistiche: 1. Corrispondenza 2. Opere e clienti 3. Documentazione contabile Sono presenti, inoltre, 13 registri: 1. Registro degli associati alle opere 2. Registro clienti debitori 3. Rubricella delle opere commercializzate da Bossi Gherardi 4. Bollettario dei tratti 5. Bollettario di ricevute di riscossione 6. Bollettario di ricevute di riscossione 7. Bollettario di ricevute di riscossione 8. Bollettario di ricevute di riscossione 9. Bollettario di ricevute di riscossione 10. Bollettario di ricevute di riscossione 11. Bollettario di ricevute di riscossione 12. Bollettario di ricevute di riscossione 13. Bollettario di ricevute di riscossione La prima serie, denominata "Corrispondenza" è composta da 471 fascicoli ed è caratterizzata dalla corrispondenza tra l'azienda Bossi Gherardi e i clienti per un arco cronologico compreso tra il 1840 al 1844, a seguire dal 1847 al 1848 e dal 1850 al 1852. Le prime due buste dell'archivio sono arrivate fino a noi con i contenitori originari, che presentano sul dorso l'elenco numerato dei fascicoli con i nomi dei committenti e si è quindi potuto ricostituire perfettamente l'ordine originario ricollocando ogni fascicolo al suo posto. Per quanto riguarda le altre buste della serie "Corrispondenza" si è proseguito seguendo lo stesso criterio di cui sopra. Ogni fascicolo presenta sulla camicia il numero progressivo, la data e un nome, che corrisponde ad un cliente, su alcuni è presente anche la città di provenienza e all'interno troviamo la corrispondenza tra il cliente e la tipografia. Ci sono inoltre dei fascicoli, che contengono corrispondenza tra la tipografia e diversi clienti e quindi troveremo sulla camicia la scritta: Associati e corrispondenti diversi , preceduto da una lettera alfabetica in base alle iniziali dei cognomi contenuti, ad esempio: A.Associati e corrispondenti diversi,tutti i clienti con il cognome che inizia con la lettera A; B.Associati e corrispondenti diversi, tutti i clienti con il cognome che inizia con la lettera B. All'interno dei fascicoli, troviamo anche dazi d'introduzione che servivano per introdurre le merci nello stato pontificio e cambiali con elementi decorativi. La seconda serie, denominata "Opere e clienti", riguarda le opere trattate dalla tipografia ed i clienti che le richiedevano. E' costituita dalle buste N° 10, 11, 12, 13 le prime due contengono 153 fascicoli che vanno dal N°472 al N° 625, ogni fascicolo presenta sulla camicia il nome dell'opera o dell'autore e all'interno: l'elenco degli associati ad una determinata opera, il frontespizio, le condizioni e i moduli d'associazione dell'opera. La busta N°12 contiene moduli in bianco riguardanti la spedizione di merci, moduli d'associazione e moduli per i pagamenti ed infine la busta N°13 che contiene documentazione a stampa. Alla seconda serie appartengono anche i registri N°1, N°2 e N°3 dove sono trascritti: gli associati alle opere, i clienti della tipografia e le opere richieste. Nella terza serie, denominata "Documentazione contabile" troviamo documenti che riguardano la contabilità, nella busta N° 14 sono presenti ristretti di conto, suddivisi in due fascicoli rispettivamente degli anni 1843 e 1844, che riguardano i pagamenti dei clienti alla tipografia Bossi Gherardi. Alla terza serie appartengono, inoltre, i registri N° 4, N°5, N°6, N°7, N°8, N°9, N°10, N°11, N°12, N°13 caratterizzati da tratti e da bollettari di ricevute di riscossione.
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dc:date
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ha conservatore
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ha date complesso archivistico
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ha statusProvenienza
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abstract
| - Nella prima metà del XIX secolo, Vincenzo Bossi (1789-1857), figlio di Domenico Bossi , già stampatore a Spoleto, fu tipografo, con sede nella Piazza della Libertà. Nella seconda metà del 1800, e più precisamente nel 1851, la tipografia maturò un nuovo assetto societario attraverso la fusione della ditta Vincenzo Bossi con Gherardo Gherardi proveniente da Forlì. Entrambi furono tipografi e negozianti di libri e stampe a Spoleto e, oltre all'attività editoriale, si occupavano anche della stampa di manifesti, prima per lo Stato Pontificio e successivamente per il Regno d'Italia, come ad esempio proclami, editti e bandi . L'impresa espanse la sua attività in campo regionale, nazionale ed internazionale e testimonianza ne sono le carte di corrispondenza presenti nell'archivio tra l'impresa spoletina e le altre tipografie o case editrici tra le quali La Fontana di Torino, Felice Le Monnier di Firenze, Paolo Fumagalli di Firenze, Lorenzo Gattei di Venezia, Domenico Spezi e Giovanni Tomassini di Foligno a livello Internazionale, Lurent et Deberny di Parigi e Bonamici di Losanna ; inoltre effettuavano anche commissioni per nobili famiglie in particolare per Vincenzo e Alessandro Orfini di Foligno nella prima metà dell'800. Negli anni seguenti lo stabilimento tipografico fu gestito da Vincenzo Bossi insieme ai fratelli Bassoni , separandosi poi nel 1874 . Successivamente la tipografia viene rilevata da Antonio Ragnoli , fino al 1902 quando Carlo Panetto e Gaetano Petrelli , danno vita ad un notevole complesso industriale rilevando l'attività tipografica precedente sotto il nome di S.P.A Arti Grafiche Panetto e Petrelli . Il primo impianto venne collocato presso i locali al piano terreno di palazzo Rosari e nel 1913 si trasferirono in un nuovo edificio sul lato opposto della piazza. Nel 1920 impiantarono in un' area di mq 7.000 un moderno stabilimento tipo-litografico, attrezzato per la stampa in off-set e la composizione meccanica, dotato di un reparto cartotecnico e di una sezione fotografica . L'azienda, grazie a questo ammodernamento, aumentò ancora di più le committenze nazionali, consolidando e potenziando la sua struttura che sembra però aver perso nel tempo la capacità di adeguarsi alle esigenze dei committenti e di utilizzare appieno le possibilità offerte da nuove tecnologie. Il primo decennio della vita dell'azienda andò di pari passo con il periodo d'oro dell'Italia e l'impresa si ingrandì e consolidò sempre di più. Superate le grandi difficoltà della prima guerra mondiale, venne rivolta maggior attenzione alle classi lavoratrici e ai diritti dei lavoratori, sviluppando vari enti previdenziali ed assistenziali. La ditta, quindi, ampliò i propri orizzonti e nuovi mercati, trasformandosi in maniera graduale in stabilimento d'arti grafiche. Contemporaneamente a Spoleto vi erano altre tipografie come la tipografia dell'Umbria diretta da Carlo Moneta , attiva in via Brignone a Spoleto dalla prima metà del XX secolo anch'essa dotata di macchinari all'avanguardia e la Tipografia Fasano e Neri attiva a Spoleto nel 1937. Il secondo conflitto mondiale colse l'azienda in piena attività procurandogli gravi danni: i bombardamenti aerei semidistrussero lo stabilimento e il 14 giugno 1944 ebbe il colpo di grazia da un incendio causato dalle truppe tedesche in ritirata. Alcuni anni dopo lo stabilimento fu ricostruito grazie all'operosità dei proprietari, tanto che poi nel 1952 lo stabilimento celebrò il cinquantenario della sua fondazione con manifestazioni che coinvolsero l'intera città di Spoleto. L'azienda, nel 1968, contava circa 130 operai, ma è tra gli anni 80 e 90 che avvenne la drastica riduzione del personale, quando perse numerosi appalti, come quello delle Ferrovie dello Stato per le quali stampava biglietti e manifesti. Tra il 1989 e il 1990 l'impresa fu lacerata dalla crisi e giunse al fallimento anche per un dissapore tra i soci di maggioranza. Successivamente l'impresa fu rilevata da Dazi, imprenditore di Reggio Emilia e nel 1999 si costituì una nuova società chiamata Nuova Panetto e Petrelli, che è tutt'oggi attiva ed opera nel campo della stampa e dell'editoria con ventotto operai . Il materiale documentario è contenuto in 14 buste, ed è costituito dalle seguenti serie archivistiche: 1. Corrispondenza 2. Opere e clienti 3. Documentazione contabile Sono presenti, inoltre, 13 registri: 1. Registro degli associati alle opere 2. Registro clienti debitori 3. Rubricella delle opere commercializzate da Bossi Gherardi 4. Bollettario dei tratti 5. Bollettario di ricevute di riscossione 6. Bollettario di ricevute di riscossione 7. Bollettario di ricevute di riscossione 8. Bollettario di ricevute di riscossione 9. Bollettario di ricevute di riscossione 10. Bollettario di ricevute di riscossione 11. Bollettario di ricevute di riscossione 12. Bollettario di ricevute di riscossione 13. Bollettario di ricevute di riscossione La prima serie, denominata "Corrispondenza" è composta da 471 fascicoli ed è caratterizzata dalla corrispondenza tra l'azienda Bossi Gherardi e i clienti per un arco cronologico compreso tra il 1840 al 1844, a seguire dal 1847 al 1848 e dal 1850 al 1852. Le prime due buste dell'archivio sono arrivate fino a noi con i contenitori originari, che presentano sul dorso l'elenco numerato dei fascicoli con i nomi dei committenti e si è quindi potuto ricostituire perfettamente l'ordine originario ricollocando ogni fascicolo al suo posto. Per quanto riguarda le altre buste della serie "Corrispondenza" si è proseguito seguendo lo stesso criterio di cui sopra. Ogni fascicolo presenta sulla camicia il numero progressivo, la data e un nome, che corrisponde ad un cliente, su alcuni è presente anche la città di provenienza e all'interno troviamo la corrispondenza tra il cliente e la tipografia. Ci sono inoltre dei fascicoli, che contengono corrispondenza tra la tipografia e diversi clienti e quindi troveremo sulla camicia la scritta: Associati e corrispondenti diversi , preceduto da una lettera alfabetica in base alle iniziali dei cognomi contenuti, ad esempio: A.Associati e corrispondenti diversi,tutti i clienti con il cognome che inizia con la lettera A; B.Associati e corrispondenti diversi, tutti i clienti con il cognome che inizia con la lettera B. All'interno dei fascicoli, troviamo anche dazi d'introduzione che servivano per introdurre le merci nello stato pontificio e cambiali con elementi decorativi. La seconda serie, denominata "Opere e clienti", riguarda le opere trattate dalla tipografia ed i clienti che le richiedevano. E' costituita dalle buste N° 10, 11, 12, 13 le prime due contengono 153 fascicoli che vanno dal N°472 al N° 625, ogni fascicolo presenta sulla camicia il nome dell'opera o dell'autore e all'interno: l'elenco degli associati ad una determinata opera, il frontespizio, le condizioni e i moduli d'associazione dell'opera. La busta N°12 contiene moduli in bianco riguardanti la spedizione di merci, moduli d'associazione e moduli per i pagamenti ed infine la busta N°13 che contiene documentazione a stampa. Alla seconda serie appartengono anche i registri N°1, N°2 e N°3 dove sono trascritti: gli associati alle opere, i clienti della tipografia e le opere richieste. Nella terza serie, denominata "Documentazione contabile" troviamo documenti che riguardano la contabilità, nella busta N° 14 sono presenti ristretti di conto, suddivisi in due fascicoli rispettivamente degli anni 1843 e 1844, che riguardano i pagamenti dei clienti alla tipografia Bossi Gherardi. Alla terza serie appartengono, inoltre, i registri N° 4, N°5, N°6, N°7, N°8, N°9, N°10, N°11, N°12, N°13 caratterizzati da tratti e da bollettari di ricevute di riscossione.
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scheda provenienza href
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ha produttore
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consistenza
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forma autorizzata complesso archivistico
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sistema provenienza
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tipologia complesso
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