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| - I poteri del doge, all'inizio amplissimi e quasi regali, ma esercitati con l'assistenza dei giudici, furono progressivamente limitati già nel sec. XII con il sorgere dei vari consigli, espressione del comune Veneciarum, a cominciare dal consilium sapientium, esistente nel 1143; alla metà del Duecento il doge era ormai divenuto il primo dei magistrati. Strumento specifico per circoscriverne le prerogative fu la promissione ducale, quasi un capitolare giurato all'atto dell'elezione. La più antica pervenuta è quella di Enrico Dandolo (presumibilmente 1192); quella di Iacopo Tiepolo (1229) offrì lo schema definitivo, che subì ritocchi ed aggiunte, sempre in senso riduttivo, ad ogni successiva vacanza fino all'ultima del 1789 mediante l'intervento dei correttori della promissione ducale appositamente eletti. Il doge impersonava l'autorità e la maestà dello stato e ne aveva la rappresentanza; in suo nome si spedivano le ducali, che erano state però deliberate dai consigli (salvo la serie delle lettereDucalidi questo fondo) e non erano da lui sottoscritte, e a lui erano diretti i dispacci, che da solo non poteva neppure aprire né leggere. La sua figura istituzionale era, per così dire, integrata e completata dal minor consiglio (e dalla signoria), con cui formava quasi un unico organo nell'esercizio delle proprie funzioni, tra le quali anzitutto quella di presiedere i consigli, fruendo in essi dei poteri di proposta e di voto (metter parte e ballotta) e di altre attribuzioni. N[...]
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dc:date
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ha contesto storico istituzionale
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ha date esistenza
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ha statusProvenienza
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abstract
| - I poteri del doge, all'inizio amplissimi e quasi regali, ma esercitati con l'assistenza dei giudici, furono progressivamente limitati già nel sec. XII con il sorgere dei vari consigli, espressione del comune Veneciarum, a cominciare dal consilium sapientium, esistente nel 1143; alla metà del Duecento il doge era ormai divenuto il primo dei magistrati. Strumento specifico per circoscriverne le prerogative fu la promissione ducale, quasi un capitolare giurato all'atto dell'elezione. La più antica pervenuta è quella di Enrico Dandolo (presumibilmente 1192); quella di Iacopo Tiepolo (1229) offrì lo schema definitivo, che subì ritocchi ed aggiunte, sempre in senso riduttivo, ad ogni successiva vacanza fino all'ultima del 1789 mediante l'intervento dei correttori della promissione ducale appositamente eletti. Il doge impersonava l'autorità e la maestà dello stato e ne aveva la rappresentanza; in suo nome si spedivano le ducali, che erano state però deliberate dai consigli (salvo la serie delle lettereDucalidi questo fondo) e non erano da lui sottoscritte, e a lui erano diretti i dispacci, che da solo non poteva neppure aprire né leggere. La sua figura istituzionale era, per così dire, integrata e completata dal minor consiglio (e dalla signoria), con cui formava quasi un unico organo nell'esercizio delle proprie funzioni, tra le quali anzitutto quella di presiedere i consigli, fruendo in essi dei poteri di proposta e di voto (metter parte e ballotta) e di altre attribuzioni. N[...]
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