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  • Congregazione di carità di Fontanelice
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  • Congregazione di carità di Fontanelice
dc:description
  • La legge 3 agosto 1862, n. 753 istituì in ogni comune una Congregazione di carità con compiti di assistenza generica e di gestione dei beni destinati al sostegno degli indigenti; al nuovo ente era attribuita inoltre l'amministrazione di quelle opere pie presenti sul territorio che il consiglio comunale avesse voluto affidargli. Le Congregazioni di carità furono in seguito disciplinate dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972, che dettava norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Nel 1937, con legge n. 847 del 3 giugno, ne furono disposti lo scioglimento e il passaggio di funzioni agli Enti comunali di assistenza. A Fontanelice la Congregazione di carità gestì fin dal 1863 l'Ospedale Sant'Antonio abate e a partire dal 1910 l'Opera pia Domenico Beni. Entrambe le istituzioni conservavano la loro speciale natura e le loro attività e passività, delle quali doveva essere tenuto conto distinto. Non si conosce la data di fondazione dell'Ospedale di Sant'Antonio abate, nè quella dell'erezione in corpo morale. Si può solamente affermare che esisteva certamente nel 1605, anno in cui furono redatte le disposizioni testamentarie di Cesare Campomori, che destinava a favore dell'ospedale un terzo dei sui beni. A metà dell'ottocento il fabbricato dell'ospedale, situato nel borgo capoluogo, comprendeva varie stanze e alcune botteghe al pianterreno mentre al primo piano si trovavano i locali di riunione degli amministratori e altre stanze, tra le quali due destinate a infermeria. Vi era attiguo un oratorio dedicato a Sant'Antonio abate. Il patrimonio dell'ospedale, che si accrebbe nel corso del tempo grazie a donazioni e tramite acquisti, era costituito da fabbricati e fondi rustici che venivano dati in affitto ai migliori offerenti. L'ente era amministrato da una Congregazione che, secondo quanto disposto da un regolamento elaborato nel 1845 e conservato presso l'Archivio vescovile di Imola, era composta da non più di sei persone probe e oneste, presiedute dal vicario foraneo. Vi era inoltre un'Amministrazione, retta da un Priore, composta dai vari funzionari e impiegati, tra i quali il medico-chirurgo. Scopo del pio istituto era di soccorrere i poveri e i vecchi della parrocchia di Fontana e gli infermi, oltre che di Fontana anche delle parrocchie di San Giovanni e Prato, di alloggiare i viandanti pellegrini e di aiutare le povere zitelle delle tre parrocchie con l'assegnazione di sussidi dotali. Secondo il regolamento del 1845 le sovvenzioni ai poveri si facevano in denaro e si dovevano elargire a Pasqua e Natale, durante l'inverno e in ogni altro tempo che piacesse alla Congregazione. Potevano essere ricoverati in ospedale i gli infermi poveri delle tre parrocchie suddette, il parroco e anche chi non ne avesse diritto, dietro pagamento una congrua dozzina. Non erano accettati malati cronici. All'assegnazione delle doti, la cui istituzione si faceva risalire al testamento di Cesare Campomori, potevano concorrere le ragazze a partire dal dodicesimo anno di età che presentassero un certificato di povertà e di buoni costumi; l'estrazione si teneva tutti gli anni il 17 gennaio, giorno della festa di Sant'Antonio abate. In un luogo appartato dell'ospedale era collocata la ruota per raccogliere i neonati illegittimi o indesiderati, sorvegliata da un custode ammogliato. La ruota fu abolita il 1 gennaio 1894. Per effetto del Decreto emanato il 19 agosto 1859 dal Governatore delle Romagne l'opera pia venne affidata alla Congregazione di carità creata dal decreto medesimo, mentre con Regio Decreto 11 agosto 1863 fu sancito il passaggio dell'ente alla Congregazione di carità qui descritta. Nel primo decennio del secolo scorso fu a lungo dibattuta la questione della costruzione di un nuovo ospedale ma il progetto dovette alla fine essere abbandonato ed anzi le attività di assistenza ospedaliera vera e propria si vennero riducendo nel corso degli anni fino ad essere abbandonate del tutto. Il 4 giugno 1923 si riunirono gli amministratori della Congregazione di carità e all'unanimità si espressero per la soppressione dell'ospedale, salvo mantenere in efficienza l'ambulatorio e una stanza con due letti per gli eventuali soccorsi d'urgenza, e per la concessione di maggiori sussidi a domicilio. La decisione fu ratificata dal Consiglio comunale il 2 agosto 1923. Dal 1937 al 1978 l'opera pia è stata amministrata dall'Ente comunale di assistenza; dopo la soppressione di quest'ultimo ha continuato a svolgere come IPAB le proprie attività assistenziali fino ai giorni nostri. Con deliberazione del Consiglio regionale 10 febbraio 2005, n. 654, di cui il Consiglio comunale ha preso atto con delibera 22 marzo 2005, n. 20, è stata disposta l'estinzione dell'ente. L'Opera pia Domenico Beni fu istituita nel 1883 seguendo le volontà espresse con testamento di Domenico Beni del 3 maggio 1849. La finalità dell'ente, che doveva essere amministrato dall'ordinario diocesano, era di soccorrere i poveri di Maddalena di Codronco. Con Regio Decreto del 19 giugno 1898 si dispose il passaggio dell'amministrazione dell'opera pia dal Vescovo di Imola alla Congregazione di carità di Castel del Rio. Nel 1910, quando Maddalena di Codronco fu unita al territorio comunale di Fontanelice, la gestione dell'Opera pia Domenico Beni passò alla Congregazione di carità di Fontanelice e successivamente all'Ente comunale di assistenza di Fontanelice. Dal 1908 per un certo periodo la Congregazione di carità di Fontanelice gestì anche l'Opera pia Cenni, istituita per testamento olografo di don Filippo Cenni del 19 aprile 1875 con lo scopo di sussidiare i poveri, infermi e inabili al lavoro domiciliati nella Parrocchia di Gaggio.
dc:date
  • 1862 - 1937
ha qualificazioni relazioni Cpf
ha date esistenza
ha statusProvenienza
abstract
  • La legge 3 agosto 1862, n. 753 istituì in ogni comune una Congregazione di carità con compiti di assistenza generica e di gestione dei beni destinati al sostegno degli indigenti; al nuovo ente era attribuita inoltre l'amministrazione di quelle opere pie presenti sul territorio che il consiglio comunale avesse voluto affidargli. Le Congregazioni di carità furono in seguito disciplinate dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972, che dettava norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Nel 1937, con legge n. 847 del 3 giugno, ne furono disposti lo scioglimento e il passaggio di funzioni agli Enti comunali di assistenza. A Fontanelice la Congregazione di carità gestì fin dal 1863 l'Ospedale Sant'Antonio abate e a partire dal 1910 l'Opera pia Domenico Beni. Entrambe le istituzioni conservavano la loro speciale natura e le loro attività e passività, delle quali doveva essere tenuto conto distinto. Non si conosce la data di fondazione dell'Ospedale di Sant'Antonio abate, nè quella dell'erezione in corpo morale. Si può solamente affermare che esisteva certamente nel 1605, anno in cui furono redatte le disposizioni testamentarie di Cesare Campomori, che destinava a favore dell'ospedale un terzo dei sui beni. A metà dell'ottocento il fabbricato dell'ospedale, situato nel borgo capoluogo, comprendeva varie stanze e alcune botteghe al pianterreno mentre al primo piano si trovavano i locali di riunione degli amministratori e altre stanze, tra le quali due destinate a infermeria. Vi era attiguo un oratorio dedicato a Sant'Antonio abate. Il patrimonio dell'ospedale, che si accrebbe nel corso del tempo grazie a donazioni e tramite acquisti, era costituito da fabbricati e fondi rustici che venivano dati in affitto ai migliori offerenti. L'ente era amministrato da una Congregazione che, secondo quanto disposto da un regolamento elaborato nel 1845 e conservato presso l'Archivio vescovile di Imola, era composta da non più di sei persone probe e oneste, presiedute dal vicario foraneo. Vi era inoltre un'Amministrazione, retta da un Priore, composta dai vari funzionari e impiegati, tra i quali il medico-chirurgo. Scopo del pio istituto era di soccorrere i poveri e i vecchi della parrocchia di Fontana e gli infermi, oltre che di Fontana anche delle parrocchie di San Giovanni e Prato, di alloggiare i viandanti pellegrini e di aiutare le povere zitelle delle tre parrocchie con l'assegnazione di sussidi dotali. Secondo il regolamento del 1845 le sovvenzioni ai poveri si facevano in denaro e si dovevano elargire a Pasqua e Natale, durante l'inverno e in ogni altro tempo che piacesse alla Congregazione. Potevano essere ricoverati in ospedale i gli infermi poveri delle tre parrocchie suddette, il parroco e anche chi non ne avesse diritto, dietro pagamento una congrua dozzina. Non erano accettati malati cronici. All'assegnazione delle doti, la cui istituzione si faceva risalire al testamento di Cesare Campomori, potevano concorrere le ragazze a partire dal dodicesimo anno di età che presentassero un certificato di povertà e di buoni costumi; l'estrazione si teneva tutti gli anni il 17 gennaio, giorno della festa di Sant'Antonio abate. In un luogo appartato dell'ospedale era collocata la ruota per raccogliere i neonati illegittimi o indesiderati, sorvegliata da un custode ammogliato. La ruota fu abolita il 1 gennaio 1894. Per effetto del Decreto emanato il 19 agosto 1859 dal Governatore delle Romagne l'opera pia venne affidata alla Congregazione di carità creata dal decreto medesimo, mentre con Regio Decreto 11 agosto 1863 fu sancito il passaggio dell'ente alla Congregazione di carità qui descritta. Nel primo decennio del secolo scorso fu a lungo dibattuta la questione della costruzione di un nuovo ospedale ma il progetto dovette alla fine essere abbandonato ed anzi le attività di assistenza ospedaliera vera e propria si vennero riducendo nel corso degli anni fino ad essere abbandonate del tutto. Il 4 giugno 1923 si riunirono gli amministratori della Congregazione di carità e all'unanimità si espressero per la soppressione dell'ospedale, salvo mantenere in efficienza l'ambulatorio e una stanza con due letti per gli eventuali soccorsi d'urgenza, e per la concessione di maggiori sussidi a domicilio. La decisione fu ratificata dal Consiglio comunale il 2 agosto 1923. Dal 1937 al 1978 l'opera pia è stata amministrata dall'Ente comunale di assistenza; dopo la soppressione di quest'ultimo ha continuato a svolgere come IPAB le proprie attività assistenziali fino ai giorni nostri. Con deliberazione del Consiglio regionale 10 febbraio 2005, n. 654, di cui il Consiglio comunale ha preso atto con delibera 22 marzo 2005, n. 20, è stata disposta l'estinzione dell'ente. L'Opera pia Domenico Beni fu istituita nel 1883 seguendo le volontà espresse con testamento di Domenico Beni del 3 maggio 1849. La finalità dell'ente, che doveva essere amministrato dall'ordinario diocesano, era di soccorrere i poveri di Maddalena di Codronco. Con Regio Decreto del 19 giugno 1898 si dispose il passaggio dell'amministrazione dell'opera pia dal Vescovo di Imola alla Congregazione di carità di Castel del Rio. Nel 1910, quando Maddalena di Codronco fu unita al territorio comunale di Fontanelice, la gestione dell'Opera pia Domenico Beni passò alla Congregazione di carità di Fontanelice e successivamente all'Ente comunale di assistenza di Fontanelice. Dal 1908 per un certo periodo la Congregazione di carità di Fontanelice gestì anche l'Opera pia Cenni, istituita per testamento olografo di don Filippo Cenni del 19 aprile 1875 con lo scopo di sussidiare i poveri, infermi e inabili al lavoro domiciliati nella Parrocchia di Gaggio.
scheda provenienza href
scheda SAN
ha luogoProduttore
eac-cpf:hasPlace
ha luogo Sede
è produttore di
forma autorizzata produttore
  • Congregazione di carità di Fontanelice
eac-cpf:authorizedForm
  • Congregazione di carità di Fontanelice
record provenienza id
  • IT-ER-IBC-SP00001-0000002
sistema provenienza
  • IT-ER-IBC
dc:coverage
  • Fontanelice
is ha produttore of
is ha relazione con Soggetto Produttore of
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