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| - Collegio Gesuitico di Ferrara
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| - Collegio Gesuitico di Ferrara
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| - La fondazione del Collegio gesuitico di Ferrara è da ricondursi a Maria Frassoni, moglie di Lanfranco del Gesso, primo ministro del Duca Ercole. Alla morte del marito avvenuta nel 1550, la nobildonna, ricchissima ed influente a corte, si adoperò affinché venisse fondato a Ferrara un collegio della Compagnia di Gesù finalizzato all'istruzione della gioventù. Già nel 1524 Ignazio di Loyola aveva soggiornato brevemente a Ferrara e nel 1537 erano giunti i padri Rodriguez e Iaio che si dedicavano con grande umiltà e poveri mezzi ad insegnare il catechismo ai bambini, a predicare nelle pubbliche piazze e ad assistere gli infermi. Si sa che essi alloggiavano in un ospedale ma non è certo quale fosse. Il terzo padre, che raggiunse i due confratelli, fu Nicolò Alfonso Bobadilla, religioso di grande preparazione culturale che aveva conseguito studiando a Valladolid e Parigi e che era stato sostenuto materialmente e spiritualmente da Ignazio di Loyola. Padre Bobadilla, prima di essere mandato a Ferrara, aveva esercitato il suo apostolato a Bologna insieme a Francesco Saverio. Fu la nobildonna Vittoria Colonna che, avendo avuto modo di accertarsi personalmente delle opere e della condotta di vita dei Gesuiti, li fece conoscere al Duca Ercole II, il quale ne apprezzò l'operato al punto da inviare a Roma un encomio quando questi Padri lasciarono Ferrara nel 1538. Tra il Duca, il Bobadilla ed Ignazio era nata una sincera amicizia e fu intrattenuta una frequente una corrispondenza. Nel 1547 padre Iaio ritornò a Ferrara e prese alloggio all'ospedale Sant'Anna. La scuola ferrarese dei Gesuiti nacque nel 1551. Nel 1552 giunsero da Roma sette Gesuiti coordinati dal francese Padre Giovanni Pelletier che presero alloggio in un edificio di Giovanni Scalabrini affittato alla Frassoni. I Padri continuarono nella loro opera di assistenza ai bisognosi: nel 1561 Agostino Mosti, priore dell'ospedale di Sant' Anna, chiedeva al Vicario generale dei Gesuiti Alfonso Salmerone che i novizi vi prestassero servizio, lamentando la carenza di persone che si dedicassero con animo caritatevole e con spirito cristiano all'assistenza dei malati e nel 1596 il gesuita padre Palmio perorava presso Alfonso II d'Este la causa di coloro che erano detenuti nelle carceri per debiti. Alla costruzione del Collegio e della Chiesa del Gesù contribuì Maria Frassoni in modo determinante elargendo circa sessantamila scudi d'oro. La Chiesa del Gesù fu consacrata nel 1580 con una messa celebrata da San Carlo Borromeo. Maria Frassoni morì nel 1590 lasciando la Compagnia erede universale. A Ferrara trascorse lunghi periodi l'astronomo Cabeo, più brevemente vi soggiornarono Casati e Grimaldi ed il Collegio negli anni '30 del sec. XVII fu un centro di ricerca scientifica avanzata; l'astronomo Riccioli vi condusse vari esperimenti sulla caduta dei gravi dalla torre campanaria del Duomo ed osservò numerosi fenomeni celesti. Nel 1671 fu canonizzato Francesco Borgia, terzo padre generale della compagnia di Gesù, ed i Gesuiti ferraresi festeggiarono con un corteo a cavallo accompagnato dai numerosi studenti in divisa e recanti lumi. I Gesuiti della provincia già nel sec. XVIII erano proprietari, ma più spesso possessori di numerosi beni immobili costituenti le rendite dei loro Collegi di Ferrara, Cotignola e Bagnacavallo e molto frequenti erano i lasciti ed i legati in loro favore. Nel 1675 per ottemperare ad un legato della duchessa Felicita Passatelli de' Conti, i Padri acquistarono alcune case situate fronte alla chiesa, le fecero demolire e costituirono un passaggio da via del Borgo Leone a via degli Angeli. La duchessa aveva lasciato loro la cospicua tenuta di Bagnolo, a lungo contesa dal signor Conti di Roma. Tale lite fu vinta dai padri grazie all'assistenza del Legato cardinale Chigi. Tuttavia, a causa delle disposizioni dello Statuto di Ferrara che proibiva di ereditare dagli estranei, i Gesuiti dovettero pagare annualmente ai signori Conti seicento ducatoni. I Superiori di Roma distinsero l'amministrazione di Bagnolo da quella del Collegio con Procuratori ed ufficiali appositamente dedicati, affinchè con il denaro accumulato si adempisse al volere della testatrice ed il collegio non possedesse i beni prima che fossero fabbricate la piazza, la cappella a Francesco Saverio e la casa dei padri. Nel 1773 il Pontefice Clemente XIV sciolse la Compagnia e nominò una Congregazione di Cardinali che esaminasse la questione del destino dei beni ex-Gesuitici. A Ferrara la chiesa del Gesù e l'annesso Collegio furono affidati a dodici Padri Somaschi, la proprietà ed il possesso di questi beni, insieme a quelli del Collegio Verona e della casa ex-professa di Venezia, passarono alla Camera Apostolica la quale poteva cederli a titolo di enfiteusi o affitto per destinare le rendite che ne conseguivano al mantenimento degli ex Gesuiti rimasti nella Provincia ed al sostentamento delle scuole. I beni dei Collegi di Cotignola e Bagnacavallo furono dati in enfiteusi al conte Zanelli di Lugo. Furono amministratori del Patrimonio il Conte Panzacchi sino al 1778, successivamente l'abate Migliori e dal 1789 al 1809 l'avvocato Grazio Ronchi. Il 21 giugno 1796 giunsero in Ferrara le armate francesi e l'agente Hamelin, con decreti in data 4 Vendemmiatore e 6 Brumaio anno V (25 settembre e 27 ottobre 1796), ordinò il versamento nella Cassa della Municipalità delle rendite ex-Gesuitiche affinché fossero destinate a beneficenza e pubblica istruzione. In base al decreto del Comitato Governativo di Milano (28 ottobre 1801) furono stralciate le rendite per la pubblica istruzione di Cotignola e Bagnacavallo lasciando il rimanente all'amministrazione municipale di Ferrara. In questo periodo il patrimonio fu utilizzato per la gestione delle scuole elementari e ginnasiali della città sotto il titolo di "Patrimono d'istruzione pubblica". Il 10 maggio 1810 furono soppressi i chierici Somaschi. Nel 1814 il Pontefice Pio VII ricostituì la Compagnia del Gesù e nel 1817 fu ripristinato il Collegio di Ferrara, a cui la Municipalità restituì i beni e le rendite ad esso spettanti. Nel 1831, in seguito ai moti insurrezionali, i Gesuiti dovettero abbandonare Ferrara e nel Collegio si stabilì la Guardia Nazionale. In breve, in seguito all'intervento degli Austriaci i Gesuiti poterono fare ritorno ma dovettero andarsene nuovamente in seguito ai moti del 1848. Nel 1849 vi fu l'occupazione militare austriaca ed una seconda restaurazione del Governo pontificio che permise il ritorno dei Gesuiti a Ferrara. L'ultima e definitiva partenza dei Padri avvenne nella notte del 10 luglio 1859. L'amministrazione dei beni ex-Gesuitici fu affidata alla Municipalità che ne incaricò una Commissione. Fu effettuato un inventario di tutti i beni mobili ed immobili dal notaio Andrea Grata. Per i beni della Romagna fu confermato mandatario il Cardinale Spada. Il Collegio di Ferrara fu destinato in parte alla Guardia Nazionale a cui furono assegnati i mobili e le dotazioni di cucina ed in parte alla scuola ginnasiale istituita nello stesso anno. Per comprendere le relazioni che intercorrevano tra i Gesuiti di Ferrara, della Romagna e del Veneto, e di cui si ha un evidente riscontro negli atti d'archivio, occorre precisare che nel 1578 l'Assistenza d'Italia della Compagnia dei Gesuiti era stata suddivisa in cinque province, la provincia veneta comprendeva lo Stato Veneto, i ducati di Mantova, Ferrara e Parma, le Legazioni pontificie dell'Emilia Romagna, la contea dei Pico a Mirandola. Ogni provincia era dotata delle seguenti strutture che ne garantivano l'autonomia ed il ricambio di personale: noviziato (residenza per due anni dei nuovi adepti), casa di probazione o seminario (luogo in cui risiedevano i Gesuiti sino al pronunciamento dei voti solenni), domus professa (sede del governo provinciale e residenza dei padri che avevano pronunciato i voti e non operavano in collegi o sedi periferiche), collegi (scuole con convitti) dei quali almeno uno doveva avere tutte le classi previste nel curriculum di studi dell'Ordine (triennio di grammatica, biennio di lettere umane e retorica, triennio di filosofia e quadriennio di teologia). La casa di probazione poteva avere sede in località secondarie, invece la domus professa era sempre nella capitale dello Stato. I collegi avevano finalità esclusivamente didattica, tuttavia si tenevano lezioni anche in altre sedi, quali noviziati o casa professa. Nello Stato veneto erano presenti già dal secolo XVI un collegio a Verona ed una casa professa a Venezia. Nel 1606 i gesuiti furono costretti ad abbandonare lo Stato veneto e vi furono riammessi nel 1656. Nel 1657 il Senato di Venezia assegnò loro il Convento dei Padri Crocigeri. La Repubblica vendette loro quel convento per trentunmila ducatoni romani e per potere affrontare la spesa furono tassati i Collegi della provincia, mille ducatoni furono subito fatti dare dall'eredità di Bagnolo alla casa di Venezia. Il collegio di Ferrara diede venticinquemila ducatoni.
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dc:date
| - [seconda metà sec. XVI - sec. XX]
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ha date esistenza
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ha statusProvenienza
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abstract
| - La fondazione del Collegio gesuitico di Ferrara è da ricondursi a Maria Frassoni, moglie di Lanfranco del Gesso, primo ministro del Duca Ercole. Alla morte del marito avvenuta nel 1550, la nobildonna, ricchissima ed influente a corte, si adoperò affinché venisse fondato a Ferrara un collegio della Compagnia di Gesù finalizzato all'istruzione della gioventù. Già nel 1524 Ignazio di Loyola aveva soggiornato brevemente a Ferrara e nel 1537 erano giunti i padri Rodriguez e Iaio che si dedicavano con grande umiltà e poveri mezzi ad insegnare il catechismo ai bambini, a predicare nelle pubbliche piazze e ad assistere gli infermi. Si sa che essi alloggiavano in un ospedale ma non è certo quale fosse. Il terzo padre, che raggiunse i due confratelli, fu Nicolò Alfonso Bobadilla, religioso di grande preparazione culturale che aveva conseguito studiando a Valladolid e Parigi e che era stato sostenuto materialmente e spiritualmente da Ignazio di Loyola. Padre Bobadilla, prima di essere mandato a Ferrara, aveva esercitato il suo apostolato a Bologna insieme a Francesco Saverio. Fu la nobildonna Vittoria Colonna che, avendo avuto modo di accertarsi personalmente delle opere e della condotta di vita dei Gesuiti, li fece conoscere al Duca Ercole II, il quale ne apprezzò l'operato al punto da inviare a Roma un encomio quando questi Padri lasciarono Ferrara nel 1538. Tra il Duca, il Bobadilla ed Ignazio era nata una sincera amicizia e fu intrattenuta una frequente una corrispondenza. Nel 1547 padre Iaio ritornò a Ferrara e prese alloggio all'ospedale Sant'Anna. La scuola ferrarese dei Gesuiti nacque nel 1551. Nel 1552 giunsero da Roma sette Gesuiti coordinati dal francese Padre Giovanni Pelletier che presero alloggio in un edificio di Giovanni Scalabrini affittato alla Frassoni. I Padri continuarono nella loro opera di assistenza ai bisognosi: nel 1561 Agostino Mosti, priore dell'ospedale di Sant' Anna, chiedeva al Vicario generale dei Gesuiti Alfonso Salmerone che i novizi vi prestassero servizio, lamentando la carenza di persone che si dedicassero con animo caritatevole e con spirito cristiano all'assistenza dei malati e nel 1596 il gesuita padre Palmio perorava presso Alfonso II d'Este la causa di coloro che erano detenuti nelle carceri per debiti. Alla costruzione del Collegio e della Chiesa del Gesù contribuì Maria Frassoni in modo determinante elargendo circa sessantamila scudi d'oro. La Chiesa del Gesù fu consacrata nel 1580 con una messa celebrata da San Carlo Borromeo. Maria Frassoni morì nel 1590 lasciando la Compagnia erede universale. A Ferrara trascorse lunghi periodi l'astronomo Cabeo, più brevemente vi soggiornarono Casati e Grimaldi ed il Collegio negli anni '30 del sec. XVII fu un centro di ricerca scientifica avanzata; l'astronomo Riccioli vi condusse vari esperimenti sulla caduta dei gravi dalla torre campanaria del Duomo ed osservò numerosi fenomeni celesti. Nel 1671 fu canonizzato Francesco Borgia, terzo padre generale della compagnia di Gesù, ed i Gesuiti ferraresi festeggiarono con un corteo a cavallo accompagnato dai numerosi studenti in divisa e recanti lumi. I Gesuiti della provincia già nel sec. XVIII erano proprietari, ma più spesso possessori di numerosi beni immobili costituenti le rendite dei loro Collegi di Ferrara, Cotignola e Bagnacavallo e molto frequenti erano i lasciti ed i legati in loro favore. Nel 1675 per ottemperare ad un legato della duchessa Felicita Passatelli de' Conti, i Padri acquistarono alcune case situate fronte alla chiesa, le fecero demolire e costituirono un passaggio da via del Borgo Leone a via degli Angeli. La duchessa aveva lasciato loro la cospicua tenuta di Bagnolo, a lungo contesa dal signor Conti di Roma. Tale lite fu vinta dai padri grazie all'assistenza del Legato cardinale Chigi. Tuttavia, a causa delle disposizioni dello Statuto di Ferrara che proibiva di ereditare dagli estranei, i Gesuiti dovettero pagare annualmente ai signori Conti seicento ducatoni. I Superiori di Roma distinsero l'amministrazione di Bagnolo da quella del Collegio con Procuratori ed ufficiali appositamente dedicati, affinchè con il denaro accumulato si adempisse al volere della testatrice ed il collegio non possedesse i beni prima che fossero fabbricate la piazza, la cappella a Francesco Saverio e la casa dei padri. Nel 1773 il Pontefice Clemente XIV sciolse la Compagnia e nominò una Congregazione di Cardinali che esaminasse la questione del destino dei beni ex-Gesuitici. A Ferrara la chiesa del Gesù e l'annesso Collegio furono affidati a dodici Padri Somaschi, la proprietà ed il possesso di questi beni, insieme a quelli del Collegio Verona e della casa ex-professa di Venezia, passarono alla Camera Apostolica la quale poteva cederli a titolo di enfiteusi o affitto per destinare le rendite che ne conseguivano al mantenimento degli ex Gesuiti rimasti nella Provincia ed al sostentamento delle scuole. I beni dei Collegi di Cotignola e Bagnacavallo furono dati in enfiteusi al conte Zanelli di Lugo. Furono amministratori del Patrimonio il Conte Panzacchi sino al 1778, successivamente l'abate Migliori e dal 1789 al 1809 l'avvocato Grazio Ronchi. Il 21 giugno 1796 giunsero in Ferrara le armate francesi e l'agente Hamelin, con decreti in data 4 Vendemmiatore e 6 Brumaio anno V (25 settembre e 27 ottobre 1796), ordinò il versamento nella Cassa della Municipalità delle rendite ex-Gesuitiche affinché fossero destinate a beneficenza e pubblica istruzione. In base al decreto del Comitato Governativo di Milano (28 ottobre 1801) furono stralciate le rendite per la pubblica istruzione di Cotignola e Bagnacavallo lasciando il rimanente all'amministrazione municipale di Ferrara. In questo periodo il patrimonio fu utilizzato per la gestione delle scuole elementari e ginnasiali della città sotto il titolo di "Patrimono d'istruzione pubblica". Il 10 maggio 1810 furono soppressi i chierici Somaschi. Nel 1814 il Pontefice Pio VII ricostituì la Compagnia del Gesù e nel 1817 fu ripristinato il Collegio di Ferrara, a cui la Municipalità restituì i beni e le rendite ad esso spettanti. Nel 1831, in seguito ai moti insurrezionali, i Gesuiti dovettero abbandonare Ferrara e nel Collegio si stabilì la Guardia Nazionale. In breve, in seguito all'intervento degli Austriaci i Gesuiti poterono fare ritorno ma dovettero andarsene nuovamente in seguito ai moti del 1848. Nel 1849 vi fu l'occupazione militare austriaca ed una seconda restaurazione del Governo pontificio che permise il ritorno dei Gesuiti a Ferrara. L'ultima e definitiva partenza dei Padri avvenne nella notte del 10 luglio 1859. L'amministrazione dei beni ex-Gesuitici fu affidata alla Municipalità che ne incaricò una Commissione. Fu effettuato un inventario di tutti i beni mobili ed immobili dal notaio Andrea Grata. Per i beni della Romagna fu confermato mandatario il Cardinale Spada. Il Collegio di Ferrara fu destinato in parte alla Guardia Nazionale a cui furono assegnati i mobili e le dotazioni di cucina ed in parte alla scuola ginnasiale istituita nello stesso anno. Per comprendere le relazioni che intercorrevano tra i Gesuiti di Ferrara, della Romagna e del Veneto, e di cui si ha un evidente riscontro negli atti d'archivio, occorre precisare che nel 1578 l'Assistenza d'Italia della Compagnia dei Gesuiti era stata suddivisa in cinque province, la provincia veneta comprendeva lo Stato Veneto, i ducati di Mantova, Ferrara e Parma, le Legazioni pontificie dell'Emilia Romagna, la contea dei Pico a Mirandola. Ogni provincia era dotata delle seguenti strutture che ne garantivano l'autonomia ed il ricambio di personale: noviziato (residenza per due anni dei nuovi adepti), casa di probazione o seminario (luogo in cui risiedevano i Gesuiti sino al pronunciamento dei voti solenni), domus professa (sede del governo provinciale e residenza dei padri che avevano pronunciato i voti e non operavano in collegi o sedi periferiche), collegi (scuole con convitti) dei quali almeno uno doveva avere tutte le classi previste nel curriculum di studi dell'Ordine (triennio di grammatica, biennio di lettere umane e retorica, triennio di filosofia e quadriennio di teologia). La casa di probazione poteva avere sede in località secondarie, invece la domus professa era sempre nella capitale dello Stato. I collegi avevano finalità esclusivamente didattica, tuttavia si tenevano lezioni anche in altre sedi, quali noviziati o casa professa. Nello Stato veneto erano presenti già dal secolo XVI un collegio a Verona ed una casa professa a Venezia. Nel 1606 i gesuiti furono costretti ad abbandonare lo Stato veneto e vi furono riammessi nel 1656. Nel 1657 il Senato di Venezia assegnò loro il Convento dei Padri Crocigeri. La Repubblica vendette loro quel convento per trentunmila ducatoni romani e per potere affrontare la spesa furono tassati i Collegi della provincia, mille ducatoni furono subito fatti dare dall'eredità di Bagnolo alla casa di Venezia. Il collegio di Ferrara diede venticinquemila ducatoni.
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| - Collegio Gesuitico di Ferrara
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