descrizione contes...ico istituzionale
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Essendosi spento l'ultimo Estense senza discendenza maschile, gli ex domini estensi furono assegnati, con la restaurazione, ai discendenti di sua figlia Maria Beatrice e dell'arciduca Ferdinando di Asburgo-Lorena, cadetto dell'imperatrice Maria Teresa, e ad essi rimasero fino a quando Francesco V non abbandonò definitivamente Modena l'11 giugno 1859.<lb/>
L'art. 98 dell'atto finale del Congresso di Vienna parla dei "ducati di Modena, Reggio e Mirandola nella medesima estensione che avevano all'epoca del trattato di Campoformio"; col che ovviamente si intendeva alludere, ignorando le partizioni minori, all'intera compagine territoriale in possesso degli Estensi al principio del 1796 (cfr. nota alla nota archivistica di <ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510025849</extref>Carteggi dei rettori dello Stato</ref>). Tale compagine ebbe poi ad accrescersi ulteriormente. In primo luogo già nel 1815 per la cessione degli ex feudi imperiali di Lunigiana (Fosdinovo, Aulla, Podenzana, ecc.) fatta al duca di Modena dalla madre Maria Beatrice, cui tali domini erano stati assegnati con lo stesso art. 98 insieme ai ducati di Massa e Carrara, spettantile per eredità materna. In secondo luogo nel 1829 per l'incameramento dei menzionati ducati di Massa e Carrara in seguito alla morte della stessa Maria Beatrice. In terzo luogo nel 1847 per l'acquisto del ducato di Guastalla, delle tre vicarie già lucchesi della Garfagnana (cfr. nota citata) e di altri luoghi della Lunigiana (Fivizzano, Calice, Albiano, Terrarossa) in seguito alla entrata in vigore, con la morte di Maria Luisa di Parma, del trattato di Firenze del 29 nov. 1844. Con tale trattato le potenze interessate si erano accordate per l'applicazione dell'art. 102 dell'atto finale del congresso di Vienna relativo alla reversione del principato di Lucca, e del trattato di Parigi del 1817, relativo alla reversione dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla. Un ultimo incremento fu determinato nel 1849, dalla cessione da parte dell'Austria dei territori di Gonzaga e Rolo.<lb/>
Gli Asburgo-Este, più comunemente noti come Austro-Estensi, si innestarono per quanto possibile nella vecchia tradizione dei loro predecessori, della quale perpetuarono altresì il particolare stile di governo. In questo senso, come è stato accennato in sede introduttiva, si può dire che il complesso di archivi riflettente l'esercizio della loro sovranità in Modena costituisce un prolungamento, dopo la parentesi napoleonica, di quello descritto per il periodo estense. Il che non toglie tuttavia che ne differisca profondamente dal punto di vista strutturale, sia per l'inevitabile diversità degli ordinamenti politico-amministrativi, sia per la minore rilevanza che vi ha la componente familiare</p>
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Col piano di governo 28 ag. 1814 - divenuto operante a tutti gli effetti col 1 ottobre successivo, data in cui vennero definitivamente soppresse le residue strutture del periodo napoleonico - gli Stati austro-estensi venivano suddivisi in tre province: Modena, Reggio e Garfagnana (capoluogo Castelnuovo), cui nel 1816 si venne aggiungendo una delegazione governativa per la Lunigiana estense (capoluogo Fosdinovo). A capo di ogni provincia vi era un governo (governatore e relativi uffici).<lb/>
I governi, i cui compiti vennero fissati con circolare del governatore di Modena 29 sett. 1814 <note>Collezione Stati estensi, t. I, n. 111, pp. 51 e seguenti </note> non facevano capo ad alcun ministero, ma rispondevano direttamente al principe; essi avevano amplissimi poteri soprattutto in materia di controllo dei comuni (l'organizzazione e distrettuazione dei quali, pur mutando a più riprese in seguito, rimase fondamentalmente quella fissata con ducale decreto 29 dic. 1815 <note>Ibid., t. II, n. 50, pp. 233 e seguenti </note>), nonché sulle istituzioni pie e di beneficenza, ma non mancavano importanti attribuizioni anche in fatto di lavori pubblici e di polizia. Queste ultime ebbero particolare rilievo fino al 1831, quando cioè, non essendo ancora stato creato il ministero di buongoverno, gli organi provinciali di polizia dipendevano a tutti gli effetti dai governatori; e la cosa è soprattutto vera per il governo di Modena, privilegiato del resto anche sotto altri riguardi, al quale, come abbiamo visto (<ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510026040</extref>Miscellanea di alta polizia</ref>), faceva praticamente capo il servizio di polizia per tutto lo Stato.<lb/>
Nel 1832 venne ripristinata l'antica provincia del Frignano (capoluogo Pavullo) con una delegazione governativa dipendente peraltro dal governo di Modena. Nel 1836 il ducato di Massa e Carrara, aggregato dapprima come tale nel 1829 in seguito alla morte di Maria Beatrice madre di Francesco IV, fu ridotto a sua volta in provincia con un normale governo e assorbì, nel 1839, la delegazione governativa della Lunigiana. Talché da quest'ultima data al 1848 il quadro delle province risultò il seguente: Modena con una delegazione governativa per il Frignano, Reggio, Massa e Carrara e Lunigiana, Garfagnana.<lb/>
con il già menzionato decreto 11 ag. 1848, di importanza fondamentale anche e soprattutto a questo riguardo, furono soppressi i governi e istituite al loro posto tante delegazioni ministeriali dell'interno (o delegazioni provinciali del ministero dell'interno) quante erano le province, il cui quadro fu così ristrutturato: Modena, Reggio, Massa con la Lunigiana, Garfagnana, Frignano (staccato da Modena), Guastalla (territorio di recente acquisto <note>Cfr. G. BERTUZZI, II trattato di Firenze del 28 novembre 1844, in Atti e memorie della deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. X, III (1968), pp. 173-199 </note>); dal 1853 al 1856 ebbe altresì vita una vicedelegazione a Fivizzano.<lb/>
Le delegazioni ministeriali, o provinciali, avevano di fatto le medesime competenze amministrative dei precedenti governi, accresciute semmai da attribuzioni nuove in materia di pubblica istruzione, ma politicamente erano assai meno importanti, in quanto non operavano più in proprio, ma come organi decentrati del ministero dell'interno, creato insieme ad esse sulla base del vecchio ministero di pubblica economia ed istruzione. Una singolare, quanto logica, conseguenza di tutto ciò fu che proprio la delegazione di Modena finì con l'avere tanti poteri in meno rispetto alle altre quanti il governo di Modena ne aveva avuti in più.<lb/>
Dal <ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510026048</extref>ministero di pubblica economia ed istruzione poi dell'interno</ref> dipendevano, per tramite dell'ufficio centrale del censo, le campionerie del censo su base distrettuale (vedi <ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510026280</extref>Catasti</ref>) per i rilievi censuari e catastali.<lb/>
Quanto all'organizzazione periferica della polizia, si ebbero fino al 1831 una direzione provinciale di polizia in Modena, un ufficio di buongoverno con competenza provinciale in Reggio ed una commissione governativa alle carceri in Garfagnana; per la provincia di Modena esistevano inoltre, dipendenti essi pure dal governo, un commissariato di polizia comunale in Modena stessa e alcuni viceispettorati locali (altrove sembra che le competenze subprovinciali fossero di spettanza dei comuni). Dal 1831 al 1848, costituitosi il ministero di buongoverno, troviamo alle sue dirette dipendenze tre direzioni provinciali di polizia con relative organizzazioni di delegati, ispettori ed eventualmente commissari: una a Modena, una a Reggio ed una a Massa, oltre al commissariato di polizia comunale nella capitale. Tuttavia si nota verso la fine del periodo una certa fluidità di denominazioni e di competenze (tra l'altro le direzioni di Reggio e di Massa tornarono a far parte a un certo punto dei rispettivi governi). Più capillarmente articolata appare la situazione a seguito delle riforme del 1848, che ci presenta, sempre dipendenti dal ministero di buongoverno: fino al 1852 tre assessorati provinciali di polizia, uno a Modena, uno a Reggio, uno per le province d'oltreappennino e una delegazione provinciale politica a Guastalla, oltre al solito commissariato di Modena e a numerose delegazioni politiche nelle principali località dello Stato; dal 1853 al 1859 di nuovo tre direzioni provinciali di polizia, di Modena, di Reggio e Guastalla, di Massa, Carrara e Lunigiana, più numerosissimi commissariati locali di prima e seconda classe.<lb/>
Organi periferici, infine, del ministero delle finanze erano: fino al 1835 una intendenza di finanza per le province di Modena, Garfagnana e Lunigiana, e una per la provincia di Reggio; dal 1836 al 1848, un'intendenza di finanza per le province di Modena e Garfagnana e una per la provincia di Reggio, più una delegazione di finanza per i ducati di Massa e Carrara (poi provincia di Massa e Carrara); dal 1849 in poi, un'intendenza di finanza di Modena, un'intendenza di finanza di Reggio e un'intendenza di finanza di Massa. Da ogni intendenza dipendevano, tra l'altro, uno o più uffici delle ipoteche, tasse, successioni e contratti, detti poi uffici del registro.
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L'amministrazione della giustizia, dopo che era stato richiamato in vigore il codice estense del 1771, fu affidata da Francesco IV, con ducali decreti 28 ag. 1814 <note>Collezione Stati estensi, t. I, n. 104, pp. 19 e seguenti</note> e 4 lu. 1815 <note>Ibid., t. II, n. 23, pp. 86 e seguenti </note> alle seguenti magistrature: a) trenta giusdicenze con sede e circoscrizione corrispondenti a quelle delle giudicature di pace dell'ultimo periodo napoleonico; b) due tribunali di giustizia, uno a Modena e uno a Reggio (un terzo a Castelnuovo di Garfagnana venne poi subito soppresso nel 1817) con competenza di prima istanza rispettivamente nelle province di Modena e Garfagnana e in quelle di Reggio e Lunigiana, e competenza di appello contro le sentenze dei giusdicenti della propria circoscrizione nonché, reciprocamente, ciascuno su quelle di prima istanza emesse dall'altro tribunale; c) un supremo consiglio di giustizia residente in Modena, con competenze di revisione (cassazione) nonché di controllo sulle magistrature giudiziarie in tutto lo stato. Presso le magistrature sub b) risiedeva un procuratore fiscale, presso quella sub c) un avvocato generale. Le giusdicenze maggiori avevano sotto di sé una o più vicegerenze locali; a Modena e a Reggio, per di più, erano rette ciascuna da due giusdicenti, uno al civile e uno al criminale, e furono ben presto (1819) affiancate da un ufficio di conciliazione.<lb/>
È del 14 mar. 1821 <note>Ibid., t. IX, n. 2, pp. 10 e seguenti </note> il provvedimento ducale che prevede la costituzione ad hoc di tribunali " statari " nei casi di ribellione, alto tradimento e lesa maestà. Con ducale decreto 20 dic. 1827 <note>Ibid., t. XIII, n. 11, pp. 35 e seguenti </note> i due tribunali di giustizia di Modena e Reggio vennero articolati ciascuno in due sezioni, una di prima istanza e una di appello; col che cessò la competenza di appello contro le reciproche sentenze di prima istanza. Fu inoltre attribuito al presidente del supremo consiglio di giustizia il titolo di consigliere intimo per gli affari di giustizia e di grazia, con alcune di quelle competenze in materia di concessioni speciali e di regolamentazione e vigilanza sull'intero assetto giudiziario che saranno poi prerogativa del nuovo apposito ministero.<lb/>
In seguito all'annessione dei ducati di Massa e Carrara nel 1829, vi si mantenne dapprima l'ordinamento preesistente, che consisteva in un supremo tribunale di giustizia, in un tribunale d'appello e in due tribunali di prima istanza rispettivamente a Massa e a Carrara.<lb/>
Poi si soppresse nel 1833 il supremo tribunale di giustizia, demandando la revisione, anche per quei territori, al supremo consiglio di giustizia in Modena, che tenne a Massa fino al 1836 un consigliere delegato.<lb/>
L'istituzione del ministero per gli affari di giustizia, grazia ed ecclesiastici (menzionato decreto 11 ag. 1848) non portò mutamenti di rilievo nell'ordinamento.<lb/>
Ultima e radicale riforma fu quella sancita dal decreto 27 ag. 1852 <note>Collezione Stati estensi, t. XXXI, n. 17, pp. 80 e seguenti </note> a seguito della promulgazione del nuovo codice civile. si ebbero allora: a) sedici giusdicenze di prima classe, sei di seconda e sei di terza; b) tre tribunali di prima istanza, uno a Modena, uno a Reggio e uno a Carrara con competenza per tutti i territori oltrappennino; c) due tribunali d'appello, uno a Reggio e uno a Massa, con competenza rispettivamente per le province a nord e a sud del crinale appenninico; d) un supremo tribunale di revisione residente in Modena, con competenza per tutto lo stato. Inoltre, l'avvocato generale cambiò il proprio nome in quello di procuratore generale, e i procuratori fiscali in quello di procuratori ducali.<lb/>
Vale la pena di rilevare che, con chirografo 14 giu. 1828 <note>Non pubblicato nella collezione Stati estensi </note> era stato definitivamente soppresso l'antico istituto dei notai <ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510025927</extref> attuari</ref>, probabilmente non cessato di fatto in <ref linktype="simple" show="new" actuate="onrequest">
<extref linktype="simple">GG0510026001</extref>periodo napoleonico</ref>, le cui funzioni vennero integralmente assunte dalle cancellerie giudiziarie.
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